Rincari frutta e verdura: cosa costa di più
Il cambiamento di abitudini dovuto alle limitazioni ai consumi fuori casa causa coronavirus, hanno avuto effetti su molti prodotti alimentari. Anche il prezzo del latte (+4,1%) e dei salumi (+3,4%) (secondo un’analisi della Coldiretti) ha subito un incremento sensibile, in controtendenza rispetto all’andamento dell’inflazione che ad aprile, su base tendenziale, si è azzerata. Ma i prezzi che hanno evidenziato l’incrememto più evidente sono quelli della frutta (+8,4%) e della verdura (+5%).
“Con l’emergenza coronavirus – spiega la Coldiretti – gli italiani vanno a caccia di vitamine per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus con balzi della spesa trainati dalla voglia di avere in casa una riserva naturale di vitamine consigliata anche dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) che sul sito, nei consigli sull’alimentazione durante l’emergenza Covid-19, invita proprio ad aumentare la quota di alimenti vegetali nella nostra dieta con più frutta e verdura e più legumi in ogni pasto della giornata”.
Ad incidere sui rincari dei prezzi anche i problemi nei trasporti per le difficoltà dei camion a viaggiare a pieno carico sia all’andata che al ritorno in conseguenza del blocco di molte attività produttive, con la conseguenza che quasi sei aziende ortofrutticole su dieci (57%) sono in difficoltà secondo l’analisi Coldiretti/Ixè che evidenzia anche la frenata nelle esportazioni Made in Italy. Tra i prodotti che evidenziano i più alti rincari, Coldiretti menziona quelli di fave fresche e carciofi. “A fronte dei pochi centesimi riconosciuti agli agricoltori, la forbice si allarga a dismisura al consumo – spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – come per esempio per i caroselli il cui prezzo, da 1,20 euro al chilo nei campi, schizza a 3,80 euro al dettaglio con una forbice che segna il +217%. O le fave novelle che dagli 0,40 euro pagati agli agricoltori vengono vendute a 2,80 euro al chilo con +600%, i carciofi con prezzi al dettaglio del + 591% rispetto ai campi, i piselli verdi che da 1 euro in campagna sono venduti al consumo a 4,50 euro al chilo, fino ai broccoli con una forbice del 400%”.
“A pesare è il persistere della chiusura di ristoranti, bar, agriturismi e anche dei mercati rionali e dei mercati degli agricoltori che moltiplicando gli sbocchi di mercato e ampliando la concorrenza aumentano le possibilità di scelta dei consumatori e svolgono una funzione calmieratrice sui prezzi”.