Il Piemonte pioniere nella medicina di genere
La Regione Piemonte, per prima in Italia, si è dotata di un Piano regionale sulla medicina di genere. Voluto dagli assessori alle Pari opportunità Chiara Caucino e alla Sanità Luigi Genesio Icardi, il documento comprende un programma organico che contempla 20 azioni concrete da realizzare nel biennio 2024-2025 e che vede come attori la Regione, le aziende sanitarie, le Università, le società scientifiche di settore e gli Ordini professionali sanitari.
La medicina di genere è stata definita dall’OMS come lo «studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona». Diventa quindi fondamentale un approccio rispettoso delle «differenze» di ciascun essere umano, che derivano con tutta evidenza anche dal sesso e dal genere di ciascuno.
Ecco allora che, dopo aver recepito nel 2021 il piano nazionale, la Regione fa un passo deciso in avanti fornendo un indirizzo coordinato e sostenibile per favorire la cultura e promuovere l’approccio di genere in sanità, con particolare riguardo alle quattro aree d’intervento previste dalla legge, che sono i percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, la ricerca e l’ innovazione, la formazione e l’aggiornamento professionale, la comunicazione e l’informazione.
A scrivere il piano un gruppo tecnico composto dai referenti regionali di materia, dai delegati delle Asl, del servizio di Epidemiologia, delle Università e degli Ordini professionali.
Come osserva l’assessore Icardi, «i dati epidemiologici, clinici e di medicina sperimentale indicano in modo sempre più evidente l’esistenza di differenze nell’incidenza e nella progressione di moltissime patologie comuni a uomini e donne, sia nei meccanismi patogenetici che le determinano, sia nella risposta alle terapie. L’obiettivo è assicurare la miglior cura, rafforzando i concetti di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle terapie” per garantire la piena appropriatezza degli interventi, nel rispetto delle differenze di genere rese evidenti dalla letteratura scientifica. Una sfida che non sta solo nell’osservare gli eventi, ma nella capacità di individuare processi differenziati che disegnino una prospettiva di lungo periodo capace di resistere e adattarsi ai cambiamenti e alle trasformazioni che dovessero verificarsi nel tempo».
L’assessore Caucino parla di «risultato che oserei definire storico e che dimostra quanto lavoro è stato fatto in questi anni, in collaborazione con tutti gli Enti coinvolti, per raggiungerlo. Come dice l’Istituto Superiore della Sanità, puntare sulla medicina di genere è fondamentale e anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere».