Artemis punta a concretizzare una permanenza continuativa dell’uomo sulla Luna
Una data, un obiettivo: entro il 2030 astronaute e astronauti lavoreranno e rimarranno a lungo sulla Luna. A dichiararlo è Howard Hu, program manager per la Nasa della capsula Orion. La Nasa e i suoi partner internazionali hanno annunciato di volere realizzare con la Russia ed entro il 2036 la International Lunar Space Station, una base sulla superficie selenica deputata a operazioni robotiche. Oggi stanno già lavorando per fare in modo che robot, astronaute e astronauti possano operare sulla superficie selenica con regolarità.
È questo lo scopo del programma Artemis: concretizzare una permanenza continuativa dell’essere umano sul satellite della Terra. L’Italia è la prima sottoscrittrice del programma Argonaut (El3), un lander logistico da una tonnellata e mezzo che supporterà l’attività dei pellegrini lunari. Ha anche attivato Moonlight, per sviluppare sistemi di telecomunicazione e navigazione lunare, un programma a prevalenza italo-inglese (di cui la capofila nazionale è Telespazio). Anche Enel sta sviluppando progetti per la produzione e la distribuzione energica sul satellite. Già in fase avanzata, negli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space, è il lavoro sul modulo abitativo europeo (I-Hab Module) del Gateway, la base in orbita cislunare che farà da supporto alle missioni sulla superficie, con l’obbiettivo di diventare un hub per l’esplorazione dello spazio profondo.
“Certamente, in questo decennio – ha detto Hu alla giornalista Laura Kuenssberg – avremo persone che vivranno lì per lunghi periodi di tempo, a seconda di quanto decideremo di rimanere sulla superficie. Invieremo persone, ci vivranno e faranno scienza”. Hu si è riferito a tappe già note del programma Nasa. Artemis dovrà insegnare a spingersi oltre la Luna. “Il prossimo obiettivo sarà Marte” – ha sottolineato il program manager di Orion – e le missioni Artemis saranno davvero importanti per imparare lontano dall’orbita terrestre”.
Come previsto dal programma Human Landing System, per riportare l’umanità sulla superficie lunare con Artemis 3 occorrerà prima ultimare una versione modificata della Starship di SpaceX, indicata come “Moonship”, che attraccata alla Orion fungerà da lander. Per il suo sviluppo, l’azienda di Elon Musk dispone di un finanziamento di poco inferiore ai tre miliardi di dollari, a seguito di un appalto vinto dopo una disputa legale. Persa la gara, infatti, nell’aprile del 2021 Jeff Bezos e la sua Blue Origin denunciarono la Nasa per averr scartato un secondo fornitore. Ci vollero sei mesi e la sentenza di rigetto del giudice Richard Hertling, della US Court of Federal Claims, per affidare in via definitiva la commessa a SpaceX, un ritardo che potrebbe ripercuotersi sul calendario di Artemis. Affinché l’allunaggio sia possibile è necessaria una lunga serie di test, a partire da primo volo orbitale di Starship, previsto entro febbraio del 2023.
Tra i passi successivi, due sono importanti: il primo è la realizzazione di una cisterna da lanciare in orbita terrestre, dove è previsto che le Moonship si riforniscano prima di raggiungere la Luna. Senza avere indicato quando, SpaceX ha fatto sapere che lo space tank sarà portato in orbita e riempito di propellenti da una serie successiva di missioni. L’altro test fondamentale per Artemis sarà un allunaggio di prova senza equipaggio, al momento programmato entro la fine del 2024. Se tutto filasse come da programma, la Starship o un veicolo di un altro fornitore selezionato da una futura gara di appalto potrebbero anche consentire i collegamenti con il Gateway, di cui si prevede il lancio dei primi moduli – il Power and Propulsion Element e l’Habitation and Logistics Outpost – non prima del novembre del 2024. Solo se tutte queste tappe saranno superate con successo si potrà stabilizzare una permanenza umana sulla Luna e realizzarci un insediamento, quello che all’inizio del suo mandato Josef Aschbacher battezzò “Moon Village”.