Cancro: quali sono le opportunità di ridurre le probabilità di ammalarsi
Quasi la metà degli oltre 10 milioni di decessi provocati dalle malattie oncologiche nel 2019 si sarebbero potuti evitare con un’esposizione nulla o ridotta ad alcuni dei più noti fattori di rischio per la salute: l’obesità, il fumo di sigaretta e l’assunzione di bevande alcoliche. I numeri sono presenti nello studio ospitato dalla rivista The Lancet“. I tumori sono alla base di troppo decessi. Tuttavia le opportunità di ridurre le probabilità di ammalarci o migliorare le chance di cura sono tutte da sfruttare. La prevenzione primaria può arrestare la crescita delle diagnosi e agevolare una migliore risposta alle terapie: quasi un decesso su due può essere evitato.
Alla base del lavoro ci sono i dati riportati nel Global Burden of Disease (un programma di ricerca condotto su scala globale per stimare il peso delle malattie in termini di fattori di rischio, tassi di disabilità e decessi) nel 2019. Dieci milioni i decessi stimati su scala mondiale e dovuti alla sommatoria delle morti provocate dalle singole malattie oncologiche. La novità sta nell’aggiornamento dell’impatto che 34 fattori di rischio hanno su questo dato complessivo. Dal lavoro condotto dagli oltre 200 ricercatori coinvolti, è emerso che quasi 4,5 milioni di queste persone avrebbero potuto salvarsi, se non fossero state esposte ad una serie di fattori di rischio di varia natura: ambientale (inquinamento atmosferico, esposizione al fumo passivo); metabolica (sovrappeso e obesità); comportamentale (fumo di sigaretta, consumo di bevande alcoliche, infezioni sessualmente trasmesse, sedentarietà); professionale (esposizione all’amianto).
Questi sono i primi 10 fattori di rischio oncologico: fumo di sigaretta; consumo di bevande alcoliche; sovrappeso e obesità; attività sessuale non sicura; glicemia elevata a digiuno; inquinamento atmosferico da particolato; esposizione professionale all’amianto; dieta a basso apporto di cereali integrali; dieta a basso apporto di latte; fumo passivo
Il peso crescente di sovrappeso e obesità. Un dato cresciuto di oltre il 20% rispetto al 2010 (3,7 milioni), principalmente a causa dell’aumentato impatto dei fattori di rischio metabolici: conseguenza di scelte alimentari che nell’ultimo decennio hanno fatto ovunque i numeri del sovrappeso e soprattutto dell’obesità. Condizioni in grado di predisporre il terreno allo sviluppo di almeno 13 forme di cancro: alla bocca, alla faringe, alla laringe, all’esofago, allo stomaco, al fegato, al pancreas, alla colecisti, al seno, all’endometrio, al rene, all’ovaio e alla prostata. E che hanno fatto crescere anche il peso della disabilità legata a queste malattie.
Il principale nemico della nostra salute rimane il fumo di sigaretta. Lo si deduce dal fatto che il tipo di neoplasie evitabili registrate con maggiore frequenza in entrambi i sessi siano state quelle a carico dell’apparato respiratorio (gola, trachea, polmone), pari a quasi il 37% del dato complessivo. A seguire i tumori del colon e del retto (28,3%), della cervice uterina (17,9%), della mammella (11%), dell’esofago (9,7%) e dello stomaco (6,6%). Tutte malattie su cui i comportamenti citati – oltre il fumo di sigaretta – hanno un effetto evidentemente significativo.
Lo studio ha svelato inoltre un aspetto legato alla medicina di genere da non trascurare. A poter fare di più a livello individuale per difendersi dalle malattie oncologiche sono gli uomini, più colpiti da queste malattie legate all’esposizione ai fattori di rischio. Essendo a livello globale più abituati a fumare e a bere, gli uomini sono risultati più esposti alle malattie determinate da questi comportamenti individuali. Lo si evince dal dato dei decessi evitabili: 2,88 milioni, rispetto a 1,58 milioni registrato tra le donne.
A penalizzare gli uomini in maniera ancora più significativa, anche alcuni fattori di rischio legati a un’esposizione ambientale o professionale a sostanze cancerogene. Un rischio che si evince con il passare degli anni e che raggiunge il suo picco nell’ottava decade di vita. In questo caso la quota di decessi evitabili ammonta al 3,9%: un dato tre volte superiore a quello registrato tra le donne. Numeri che, sottolineano gli esperti, in futuro potrebbero necessitare di un aggiornamento: nel momento in cui l’elenco dei fattori di rischio di tipo oncologico aumenterà o sarà comunque aggiornato. E che rappresentano comunque un’istantanea perfettibile, a causa delle falle informative presenti soprattutto nei bassi a medio e basso reddito.
Le differenze tra i singoli Paesi sono un fattore che condiziona le statistiche. Secondo le informazioni riportate in questo rapporto, oltre 1 decesso su 4 tra quelli determinati dalle malattie oncologiche ed evitabili è stato registrato in aree del Pianeta ad alto indice di sviluppo. Il triste primato spetta all’Europa centrale (82 decessi per 100mila abitanti), seguita dall’Asia orientale (69,8), dal Nord America (66), dall’America Latina (64,2) e dall’Europa occidentale (63,8). E se i fattori di rischio occupazionale sembrano pesare maggiormente nelle medesime regioni, quelli legati ai comportamenti sessuali sono in cima alla lista nei Paesi a più basso indice di sviluppo. Tra questi il mancato utilizzo del preservativo e la bassa adesione alle vaccinazioni contro l’HBV e l’HPV. Virus in grado di determinare l’insorgenza di tumori al fegato, al collo dell’utero, alla bocca, all’ano, al pene e alla vagina.
Da questi aspetti si evince che gli investimenti sulla prevenzione primaria, in grado di mitigare se non proprio eliminare l’esposizione ai fattori di rischio, rappresentano “l’arma più efficace a nostra disposizione per ridurre l’impatto dei tumori”. È quanto scritto da Diana Sarfati (direttore generale del programma di prevenzione oncologica del ministero della Salute neozelandese) e da Jason Gurney (epidemiologo dell’Università di Otago), in un editoriale pubblicato sulla stessa rivista.