Trieste è una città che si distingue per il suo spirito unico, un misto di resilienza, ironia e amore viscerale per le proprie radici. Questo spirito trova una sintesi perfetta nel motto ufficioso che da decenni accompagna la sua immagine: “Trieste, la Bora e il cuor che no molà”. Più che una frase, è una dichiarazione d’identità, capace di raccontare in poche parole una storia fatta di lotte, venti impetuosi e un’inarrestabile forza d’animo.
La Bora è molto più di un elemento climatico a Trieste. È una presenza costante, quasi una metafora della vita cittadina. Questo vento, che può soffiare con raffiche superiori ai 150 chilometri orari, non si limita a scuotere gli edifici e a piegare gli alberi: è parte integrante dell’identità triestina.
“La Bora la xe come una vecia zena” (“La Bora è come una vecchia suocera”), si dice spesso in dialetto: ingombrante, a volte fastidiosa, ma indispensabile. I triestini hanno imparato a convivere con essa, trasformandola in un simbolo di resilienza. Camminare controvento, con il corpo inclinato in avanti e il cappotto stretto al petto, non è solo un’immagine pittoresca, ma un esercizio quotidiano di forza e adattamento.
“No molà”: non mollare. Questa espressione dialettale racchiude il cuore pulsante della filosofia di vita triestina. Che si tratti di superare le difficoltà economiche, di preservare l’unicità linguistica e culturale o di affrontare i capricci della storia, Trieste non ha mai ceduto.
Dal periodo asburgico alle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, dalla disputa sul Territorio Libero di Trieste al lento recupero di una propria centralità geopolitica, la città ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di adattamento. Questa tenacia si manifesta anche nei piccoli gesti quotidiani: nella cortesia ostinata di chi ti porge una mano anche sotto la pioggia, nei caffè storici che resistono all’avanzata delle mode e nelle tradizioni tramandate con orgoglio da generazioni.
Un esempio emblematico è la festa di San Giusto, patrono della città, che ogni anno richiama centinaia di triestini alla cattedrale sulla collina. “El cuor de Trieste el bat par San Giusto” (“Il cuore di Trieste batte per San Giusto”), dicono in molti. E in quei momenti di raccoglimento collettivo, emerge con forza il senso di appartenenza a una comunità che non dimentica le proprie radici.
Se la resilienza è il cuore del motto triestino, l’ironia ne è l’anima. I triestini sanno ridere di tutto, a partire da se stessi. Questo senso dell’umorismo, spesso intriso di sarcasmo, è un’arma potente per affrontare le avversità.
“Trieste xe una città con più vent che gente” (“Trieste è una città con più vento che persone”), scherzano alcuni, evidenziando con leggerezza quel rapporto complicato ma inscindibile con la Bora.
La lingua stessa — quel dialetto misto di veneto, sloveno e tedesco che si è sviluppato nei secoli — è uno strumento di espressione unico, capace di catturare le sfumature più sottili della vita quotidiana. Ad esempio, il termine “piciòt” (“piccolo”) è usato non solo per indicare le dimensioni, ma anche per trasmettere affetto o minimizzare un problema.
Per chi vive fuori città, il motto “Trieste, la Bora e il cuor che no molà” può sembrare solo una curiosità folkloristica. Ma chi ha avuto modo di conoscere Trieste in profondità sa che quelle parole racchiudono molto di più. Sono una chiave per comprendere l’anima di un luogo che ha saputo costruire ponti tra culture diverse, senza mai perdere la propria identità.
Trieste non è una città facile da decifrare. I suoi vicoli stretti, le piazze aperte sul mare e i palazzi che parlano di un passato glorioso richiedono tempo per essere apprezzati. Ma è proprio in questo incontro tra bellezza e complessità che risiede il suo fascino. Come recita un vecchio detto triestino: “Se no te capissi Trieste, prova a sentirla” (“Se non capisci Trieste, prova a sentirla”).
Il motto triestino non è solo un invito a conoscere una città, ma anche una lezione universale. In un mondo sempre più complesso e imprevedibile, la capacità di non mollare, di affrontare i venti contrari con un sorriso ironico e il cuore saldo, è un valore prezioso.
Trieste, con la sua Bora e il suo cuore indomito, ci ricorda che la forza non sta nell’assenza di difficoltà, ma nella volontà di superarle, rimanendo fedeli a se stessi. Ed è questo che rende il motto “Trieste, la Bora e il cuor che no molà” qualcosa di più di una frase: un esempio da seguire.
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