Alimentazione e salute cerebrale: il legame tra carne rossa lavorata e rischio di demenza
Il nostro cervello potrebbe risentire non solo dello stress e dell’età, ma anche di ciò che mangiamo. Un nuovo studio del Brigham and Women’s Hospital di Boston, pubblicato sulla rivista Neurology, ha messo in luce il legame tra dieta e declino cognitivo. I ricercatori hanno scoperto che l’eccessivo consumo di carne rossa lavorata, come pancetta, salsiccia e mortadella, potrebbe aumentare il rischio di demenza.
Lo studio ha coinvolto 133.000 persone seguite per oltre 40 anni e ha rilevato che chi consumava più di 0,25 porzioni al giorno di carne rossa lavorata presentava un rischio del 13% maggiore di sviluppare demenza rispetto a chi ne consumava meno. Inoltre, l’alimentazione ricca di grassi saturi sembra influire negativamente anche su altre patologie, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiache, che a loro volta compromettono la salute cerebrale.
La buona notizia è che sostituire la carne rossa lavorata con alternative più sane, come pesce, pollo o noci, può ridurre il rischio di demenza. Ad esempio, chi ha sostituito la carne con pesce ha visto una riduzione del 28% del rischio, mentre con pollo e noci il rischio si è ridotto rispettivamente del 16% e del 19%. Promuovere una dieta ricca di proteine vegetali e grassi sani potrebbe, quindi, non solo fare bene al corpo, ma anche al cervello, rallentando l’invecchiamento cognitivo e migliorando la memoria.