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L’amoxicillina fa parte della categoria degli antibiotici

L’amoxicillina è una molecola semisintetica prodotta dalla casa farmaceutica SmithKline Beecham, venduta sia come principio attivo sia sotto forma di compresse contenenti oltre l’ amoxicillina anche l’acido clavulanico. Quest’antibiotico agisce contro i batteri gram negativi e gram positivi, inibendo la sintesi del peptinoglucano, componente principale della loro parete cellulare. L’amoxicillina è stata venduta la prima volta nel 1998 con i nomi di Amoxicillin, Amoxil e Trimox. Poi il settore degli antibiotici si è evoluto dando origine a nuove denominazioni come ad esempio il famoso Zimox, prodotto dalla causa farmaceutica Pfizen e l’Agumentin, prodotto dalla GlaxoSmithKline. Oltre ai due nomi commerciali più celebri possiamo menzionare il Velamox, il Sintopen, il Sievert, il Pamocil, il Mopen, l’Amox e l’Amoflux a base di sola amoxicillina e l’Abba, l’Aklav, l’Anival, l’Aveggio, il Clavulin, il Neoduplamox e il Puriclav che utilizzano l’azione combinata amoxicillina/acido clavulanico.

L’amoxicillina è un antibiotico simile alla penicillina che si differenzia per piccole differenze strutturali. Ha un gruppo ossidrilico in più sull’anello benzenico e uno amminico sulla catena laterale. La presenza del gruppo NH2 (gruppo amminico) ostacola la capacità degli enzimi betalattamasici di aprire l’anello beta-lattamico dell’antibiotico, inibendo quindi l’effetto del medicinale.

Il suo spettro d’azione è molto vasto e funziona per la maggior parte delle infezioni batteriche. Di solito è il primo antibiotico scelto dal medico, poiché è assorbito dal corpo subito dopo l’assunzione per via orale. Viene tollerato bene anche dai bambini. L’efficienza dell’antibiotico è incrementata dall’uso in combinazione dell’acido clavulanico, un potente inibitore degli enzimi beta-lattamasi.

L’amoxicillina è usata nel trattamento di molte patologie, dalle più complesse a quelle comuni. Ad esempio è consigliata come antibiotico nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori, in caso di faringiti e laringiti causate da streptococco, in tutte le infezioni del tratto urinario come cistiti, uretriti, pielonefriti e gonorrea, nella pneumonia, nell’infezione dei tessuti molli e della pelle. L’amoxicillina è consigliata anche per prevenire l’endocardite batterica in persone che si sottopongono a procedure odontoiatriche e nella prevenzione della comparsa d’infezioni da Streptococcus pneumoniae nei soggetti senza milza.

All’incirca il 30% dei pazienti che utilizzano amoxicillina soffrono degli effetti collaterali. Tra gli effetti indesiderati che si manifestano più frequentemente c’è il rash cutaneo, l’eritema, l’anafilassi, l’anemia e la trombocitopenia. Tali effetti indesiderati si risolvono spontaneamente in seguito all’interruzione del trattamento. Ulteriori conseguenze derivanti dall’uso di amoxicillina sono: diarrea; nausea; stomatite; vomito; alterazione della funzionalità piastrinica; aumento delle transaminasi epatiche; ittero; agranulocitosi reversibile; controindicazioni e interazioni. L’assimilazione dell’amoxicillina è veloce ma è rallentata dalla presenza di cibo nello stomaco, senza che l’assorbimento ne paghi le conseguenze. La sua biodisponibilità varia tra il 70% e il 90%. L’assorbimento avviene nel lume intestinale tramite i carrier che trasportano i dipeptidi.

Il principio attivo può causare reazioni allergiche e ipersensibilità. Nel caso in cui si manifestano effetti collaterali, è bene sospendere subito il trattamento e contattare il proprio medico. I soggetti che hanno già dimostrato ipersensibilità all’imipenem e al cefalosporine, o che soffrono di asma e di eczema di origine allergica, devono porre particolare attenzione. L’uso di amoxicillina contro la Chlamydia in donne in gravidanza, prevede un controllo dopo tre settimane dalla fine del trattamento. Bisogna anche effettuare ulteriori controlli tra la 36esima e la 40esima settimana gestazionale, così da accertarsi della completa guarigione.

La somministrazione dell’antibiotico in pazienti effetti da colite può causare un aggravamento degli effetti indesiderati. Nel caso in cui si manifesti diarrea grave, è bene effettuare un test per accertarsi che si tratti di colite pseudomembranosa indotta dall’antibiotico. Se il risultato del test è positivo, bisogna sospendere l’antibiotico e chiedere un parere al medico. I soggetti che misurano il glucosio nelle urine, e che seguono una terapia a base di amoxicillina, devono comunicarlo al laboratorio d’analisi, poiché il farmaco potrebbe indurre dei falsi positivi. In particolare devono prestare attenzione le donne che fanno utilizzo di contraccettivi orali, poiché l’antibiotico riduce l’assorbimento degli ormoni. Per questo motivo durante il periodo di trattamento con amoxicillina si consiglia di utilizzare ulteriori misure contraccettive.

Studi specifici sull’utilizzo dell’amoxicillina durante la gravidanza e l’allattamento non sono stati condotti. I test effettuati sugli animali hanno dimostrato che non ci sono rischi per il feto. La somministrazione dell’antibiotico durante l’allattamento non causa problemi al bambino, restando nelle dosi di 1 grammo il giorno. In alcuni casi però, poiché l’amoxicillina è escretata nel latte materno, il bambino può presentate disturbi alla flora intestinale.

Redazione

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