Sono tredici i robot chirurgici utilizzati nella rete ospedaliera toscana: ma nel giro di sette od otto mesi potranno diventare addirittura venti, come annuncia il presidente della Toscana Eugenio Giani. L’ultimo arrivato entra in funzione nell’ospedale della Versilia, presidio a forte vocazione chirurgica, baricentrico rispetto alle province del nord e della costa toscana, e ne potranno infatti usufruire tutti i cittadini che abitano nei comuni dell’Asl Toscana Nord Ovest, dove di robot chirurgici al momento non ce n’erano e che presto potranno diventare addirittura due.
Il robot è il Da Vinci XI, ultima evoluzione di uno dei primi e più efficaci sistemi per la chirurgia mininvasiva robot-assistita, giunto alla quarta generazione tecnologica: un sistema meno invasivo della chirurgia laparoscopica, che già aveva segnato un passo in avanti rispetto a quella tradizionale a cielo aperto; un sistema compatto con quattro braccia interscambiabili, montate su un’unica colonnna. Inizialmente sarà utilizzato in urologia, specialmente per gli interventi per il tumore alla prostata. Successivamente l’uso, già certificato, sarà esteso a chirurgia generale e ginecolologia.
I vantaggi sono tanti, per i pazienti e le strutture sanitarie: maggior precisione (sia nella demolizione che nella ricostruzione), tagli più piccoli con benefici estetici e minor dolore successivamente all’intervento, una ripresa più rapida, riduzione dei tempi di ricovero.
“La sanità pubblica che vogliamo è quella che investe anche in tecnologia per garantire cure sempre migliori ai cittadini – sottolinea il presidente della Toscana, Eugenio Giani – ed è quello che facciamo in Toscana. Ne sono orgoglioso. La nostra è la sanità pubblica che più investe in innovazione tecnologica e che conta più robot. Qualcuno li ritiene dei costi, io li considero investimenti per la salute della gente, utilizzati all’interno di un sistema sanitario pubblico ed universalistico che garantisce parità di accesso per tutti a queste nuove tecnologie”. “E se un tempo – aggiunge – la bravura di un chirurgo si misurava dalla mano ferma, oggi conta anche la capacità di utilizzo di questi robot, che peraltro garantiscono migliori risultati e convalescenze minori. E’ dunque importante che un sistema sanitario pubblico ne abbia disponibilità”.
Naturalmente è essenzialmente che vengano utilizzati con alta frequenza. Ma su questo, tranquillizza il direttore della direzione sanità e welfare Federico Gelli, la Regione ha gli strumenti per monitorare i flussi e spostare le attrezzature in altri ospedali nel caso di utilizzo non sufficiente od adeguato.
“La tecnologia in questi anni è andata avanti e si è evoluta – commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini -. E grazie anche a procedure di gara come quella condotta di recente da Estar siamo riusciti ad avere robot ed apparecchiature con costi ridotti e maggiori possibilità di utilizzo”.
“La Toscana ha una delle reti più strutturate e all’avanguardia d’Italia per quanto riguarda la chirurgia robotica pubblica: un’esperienza che si è consolidata nel tempo, grazie ad importanti professionalità e investimenti in grandi tecnologie, e che oggi continua a crescere” prosegue.
Un tempo la robotica era un settore ad altissima specializzazione, non a caso riservato alle aziende ospedaliere universitarie. Oggi il suo utilizzo è esteso anche anche ad interventi più ordinari.
“Grazie al nuovo robot, che sarà utilizzato prevalente per interventi di urologia e di ginecologia – aggiunge Bezzini – si prevede di effettuare da subito circa quattrocento interventi in un anno. In questo modo miglioreremo ulteriormente la qualità delle prestazioni, dando anche un contributo all’abbattimento delle liste d’attesa”. “Un nuovo segnale – conclude l’assessore – su come la sanità pubblica in Toscana, nonostante le difficoltà che sta vivendo a causa del sottofinanziamento nazionale, continui a fare progressi”.
Con il robot Da Vinci per i chirurghi sarà un po’ come ‘vivere’ l’intervento dall’interno del corpo del paziente e potranno accedere con maggiore facilità ad anatomie difficoltose: seduti davanti ad una console, controllando su un monitor 3D quello che le mani comandano al robot muovendosi veloci sui joystick. Con una reale visione a tre dimensioni e la possibilità di ingrandire dettagli e particolari fino a dieci volte.
Il posizionamento dei bracci sarà guidato da un laser. Il sistema consente di eliminare il tremore fisiologico delle mani o altri movimenti involontari, con minori rischi di errore e sarà più facile da utilizzare e intuitivo rispetto alla chirurgia laparoscopica, con maggiori possibilità anche di movimento. Attraverso un simulatore virtuale sarà possibile inoltre impratichirsi nell’uso.
“Per la nostra azienda questo è il primo robot e si tratta dunque di un evento importante e atteso, anche da parte dei professionisti” commenta la direttrice generale dell’Asl Toscana Nord Ovest Letizia Casani. “Il robot – spiega – non sarà infatti utilizzato solo dai chirurghi del Versilia, ma da tutti i colleghi degli ospedali dell’Asl Toscana Nord Ovest che già hanno partecipato al percorso di formazione. Le prime ad essere coinvolte saranno le unità operative urologiche di Versilia, Lucca, Livorno e Massa”.
Del robot potranno dunque beneficiare i cittadini di tutti i comuni della Asl, che saranno presi in carico nel proprio ambito di residenza e gestiti nel percorso che li porterà poi a poter essere operati in Versilia, dalla stessa équipe chirurgica che lo ha preso in carico. A regime si stima che potranno essere cinquecento l’anno gli interventi in cui il robot potrà essere utilizzato.
“La sua presenza – prosegue Casani – rappresenterà inoltre un motivo di richiamo per i giovani chirurghi, che sono naturalmente attratti dalle tecnologie di frontiera e dalla possibilità di lavorare in realtà all’avanguardia dal punto di vista tecnico e organizzativo. Grazie quindi alla Regione Toscana per la sua volontà di arricchire e qualificare ulteriormente l’offerta sanitaria della nostra azienda”.
Gli altri robot chirurgici della rete ospedaliera toscana ad oggi attivi operano a Careggi a Firenze, al Santo Stefano di Prato, a Cisanello a Pisa, nell’azienda ospedaliera universitaria senese, nell’ospedale San Donato ad Arezzo e Misericordia a Grosseto.
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