Foresta monumentale della Verna: rinnovata la convenzione per la gestione
Per la Foresta monumentale della Verna, gioiello verde della Toscana, si rinnova la convenzione che se ne prende cura. La giunta regionale, su proposta della vicepresidente e assessora all’agroalimentare e alle foreste Stefania Saccardi, accogliendo la richiesta dei frati francescani della Verna, ha rinnovato convenzione con l’Unione dei Comuni del Casentino e la Provincia toscana di San Francesco Stimmatizzato per la gestione della Foresta Monumentale della Verna.
Si tratta di quasi 200 ettari di faggeta ed abete bianco in cui si ritrovano anche endemismi di grande valore botanico, in cui i grandi alberi monumentali definiscono il profilo della foresta con abeti che raggiungono i 50 metri di altezza e oltre 300 anni di età.
“La presenza di questa eccezionale realtà – spiega la vicepresidente Saccardi – valorizza ancor di più il grande patrimonio forestale della Regione Toscana che ammonta a più 1 milione e duecentomila ettari e rappresenta oltre il 50% dell’intera superficie regionale. La gestione dei boschi, portata avanti per secoli dalle comunità locali, ha permesso di perpetuare questo grande polmone verde peri il quale la cura e la manutenzione sono fondamentali per scongiurare il progressivo abbandono che può oggi innescare dinamiche negative rispetto all’equilibrio idrogeologico ed alla difesa dagli incendi boschivi”.
Proprio per questo inestimabile valore naturalistico la Foresta della Verna viene gestita, fin dal 1985, assimilandola al Patrimonio Forestale Regionale, attraverso l’opera dell’Ente competente in materia forestale sul territorio rappresentato dall’Unione Comuni del Casentino, per conseguire gli obiettivi di tutela dell’ambiente, del paesaggio e delle risorse di particolare interesse naturalistico, culturale e storico presenti e favorire, allo stesso tempo, lo sviluppo socio-economico delle zone interessate.
La foresta, donata ai frati francescani nel 1274, fu, infatti, è stata da sempre oggetto di particolari cure, gestita non sulla base delle regole tecniche della selvicoltura, ma secondo i principi francescani secondo il modello dell’etica francescana e improntata al mantenimento degli equilibri naturali attraverso una selvicoltura vicina alla natura dell’uso delle risorse della natura con una particolare attenzione all’ambiente.