“La SOStenibilità Virale – Social e Responsabilità: Temi etici del Contemporaneo” è stata patrocinata dal Ministero dello Sport e dei Giovani, Il Comune di Perugia, la Regione dell’Umbria, l’Università degli studi. La Prima Edizione si è conclusa con un’anteprima assoluta. È caduto il velo dalla Carta dei Valori dei Content & Digital Creators, un documento etico in 7 punti, stilato dall’Associazione Italiana Content & Digital Creators in collaborazione con l’Associazione Luna che al primo contiene proprio un richiamo alla responsabilità di avere un’audience vasta all’ascolto.
La tavola rotonda – che ha visto la partecipazione di relatori di livello nazionale – salutati dalla Presidente della Regione Donatella Tesei, dal Sindaco Andrea Romizi, dal Magnifico Rettore,Maurizio Oliviero, Giovanni Parapini, Direttore sede Rai Umbria, moderata da Luca Ginetto, caporedattore Tgr Umbria, non si è limitata a fotografare numeri e riflessi sociali di un fenomeno che tocca ormai ogni ambito della società, ma ha anche posto le basi per un nuovo approccio etico e responsabile per chi nella vita fa il content creator. Una nuova professione a tutti gli effetti che oggi in Italia conta circa 350mila persone. Un piccolo esercito per il quale però ancora manca un codice deontologico, un inquadramento professionale e contributivo, un codice ateco. Su questi temi e sull’impatto che oggi i contenuti proposti in rete dagli influencer hanno nella società e nel dibattito pubblico si è focalizzata la tavola rotonda di Perugia. I relatori, ognuno dalla propria prospettiva e del proprio ambito di competenza, hanno cercato di fotografare le infinite sfaccettature di una nuova socialità che ha risvolti economici, educativi, sociali, filosofici e tecnologici. In sala anche l’Assessore comunale all’Urbanistica Margherita Scoccia, l’Assessore al Bilancio, Cristina Bertinelli, Fabrizio Stazzi, Direttore Fondazione Perugia.
Matteo Grandi, Presidente dell’Associazione Luna, che con i suoi libri ha da sempre indagato il rapporto fra uomo e ambiente digitale, e promotore dell’evento ha spiegato come oggi sia “diritto degli utenti ambire a un ambiente digitale sano e sicuro” e si è chiesto se questo diritto non vada in conflitto con il “diritto degli influencer alla libertà d’espressione” tenendo sempre a mente che i veri antidoti per le tossine che circolano in rete sono innanzitutto “responsabilità di chi pubblica” e “consapevolezza di chi ascolta”. Un appuntamento nel quale ogni relatore ha inquadrato diversi temi: “dai contenuti sensibili al rischio emulazione, dalla moderazione al ruolo delle piattaforme, dall’intelligenza artificiale all’importanza dell’educazione digitale”.
Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha invece inquadrato il tema dalla parte degli utenti: “Oggi il creator è investito di una responsabilità doppia e la trasparenza nei confronti dei follower è un elemento dirimente”.
Profonde e interessanti le riflessioni di Padre Philip Larrey, filosofo e Preside della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense che ha posto l’accento sull’aspetto etico, filosofico e valoriale della nostra presenza digitale: “L’approccio etico a questi temi è importante per avere coscienza del proprio ruolo e del ruolo della rete ma anche per riconoscere i pericoli come quello rappresentato dall’intelligenza artificiale.”
Sonia Montegiove, analista informatica e formatrice, che collabora da anni con scuole, università e ordini professionali, già consulente del Ministero della Difesa, ha invece battuto molto sull’importanza della formazione, ma anche sul ruolo dell’informazione: “Alla complessità si risponde con competenze diverse e sfaccettate. Internet non è un far West. Solo la legge non basta. Bisogna richiamarsi alla responsabilità delle piattaforme. Bisogna lavorare su cultura e consapevolezza.”.
Francesco Nicodemo, Direttore Editoriale della Fondazione Italia Digitale, ha invece analizzato il rapporto fra giovani e consapevolezza: “Mi rivolgo ai giovani che nei social ci vivono e che da nativi digitali sono a proprio agio molto più degli adulti in rete. Questo è il vostro spazio. Cercate di capirlo e cercate di capire che spazio volete occupare.”.
Valentina Franzoni, ricercatrice del Dipartimento d’Informatica dell’Università degli Studi di Perugia ha trattato di numeri e dinamiche che contraddistinguono i social: “Bisogna stare attenti all’uso delle parole, quando parliamo di pericolo attiviamo la reazione emotiva del nostro cervello, mentre di fronte ai nuovi scenari posti dal digitale dovremmo semmai parlare di rischio. Demonizzare l’intelligenza artificiale è sbagliato, da ricercatrice posso dire che se sequenziata nel modo giusto è una risorsa preziosa nei campi più disparati a partire dalla medicina diagnostica”.
Antonio Romano, architetto e designer, esperto di comunicazione, considerato uno dei massimi rappresentanti italiani del brand design e fondatore di Inarea, network internazionale e indipendente, che opera nell’ambito dei sistemi di identità per imprese, istituzioni, prodotti e servizi, nel suo bellissimo intervento ha puntato il dito sul rapporto fra aziende e talent, ma anche sul personal branding, che oggi è diventato uno dei principali obiettivi di chi utilizza i social: “Non è un era di cambiamento ma un cambiamento di era. Oggi tutti usano i social per fare personal branding ma se tutto diventano brand nessuno è più brand. Per questo oggi più che mai è importante ripartire dai territori.”.
Infine, Maurizio Valente, Vicepresidente dell’Associazione dei Content e Digital Creators nata per rappresentare la categoria professionale degli influencer e dei content creator ma anche per dare vita a iniziative atte a promuovere e ad approfondire la cultura digitale e i modelli di insegnamento dei valori ai giovani come veicolo di educazione sociale. Valente ha spiegato i motivi che hanno portato alla nascita dell’Associazione e ha raccontato come: “Noi vogliamo e dobbiamo rappresentare istanze diverse, ma, al tempo stesso, dal nostro punto di vista è fondamentale responsabilizzare i creator. Oggi chi fa questo lavoro deve avere un approccio etico e al tempo stesso deve vedersi riconosciuti diritti da lavoratori di un settore che tarda a essere riconosciuto come tale”.
Tutti i relatori si sono trovati concordi nel sottolineare l’importanza di educazione digitale e consapevolezza, come cardini di una presenza in rete meno esposta a rischi e meno vulnerabile.
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