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Prende forma l’Erasmus italiano: ecco come funziona

Una piccola rivoluzione per gli universitari. Si potrà infatti trascorrere un periodo in un’altra università rimanendo in Italia. È possibile da questo anno con il progetto Erasmus italiano. Il nuovo progetto, messo in campo dal ministero dell’Università e della ricerca, con cui gli studenti universitari potranno decidere di trascorrere un semestre di studio, o anche di più, in un altro ateneo italiano. Una nuova forma di mobilità studentesca che, a differenza dell’Erasmus tradizionale che porta gli studenti all’estero, rimane nei confini nazionali.

L’Erasmus italiano parte dal prossimo anno accademico, il 2023-2024, per offrire l’opportunità agli studenti di scegliere un ateneo da Nord a Sud dove poter frequentare uno o più corsi, con l’obiettivo di scegliere e raggiungere docenti e attività per approfondire argomenti specifici, che non vengono trattati nell’ateneo di provenienza. Si punta ad un percorso accademico personalizzato, basato sulle necessità dei singoli studenti, per creare una formazione il più ampia possibile.

L’Erasmus nazionale ha già una sua direttiva. Attualmente gli atenei dovranno aderire e creare una sorta di rete, per mettere a disposizione i corsi e comparare i crediti formativi con cui gli studenti torneranno poi a casa. Il tema dei Cfu (crediti formativi universitari) sarà trattato dai singoli atenei al momento di stringere accordi in rete. Le università dovranno trovare degli accordi tra loro e così, con il tempo e con l’arrivo delle adesioni, aumenterà anche la mobilità in Italia. Si punta ad arricchire l’offerta formativa degli studenti anche in maniera interdisciplinare, potenziando l’offerta. Tutto sarà contenuto nei singoli Regolamenti didattici d’Ateneo.

In autunno il progetto sarà pronto e gli studenti potranno iniziare a partire, probabilmente dall’inizio del 2024, sfruttando appunto le sessioni di esame dell’anno accademico che sta per iniziare. Le risorse necessarie saranno stanziate con la prossima legge di bilancio e serviranno a coprire parte delle spese proprio come accade con l’Erasmus internazionale, per il quale però i fondi sono europei. Il ministero dell’Università e della ricerca è al lavoro per organizzare l’avvio del progetto ed ha già avuto diverse interlocuzioni con la Crui, la Conferenza dei rettori, che ha dato parere positivo. I singoli atenei, dunque, sono pronti a partecipare.

“Con l’Erasmus nazionale – spiega la ministra Anna Maria Bernini – gli studenti hanno una possibilità in più di tracciare un nuovo percorso basato, come mai era successo prima, sulle proprie esigenze di studio e di formazione personale. Il risultato sarà un mix unico di competenze utili ad adattarsi alle sfide dinamiche del mondo del lavoro di oggi. La mobilità studentesca riveste un valore inestimabile, soprattutto lungo l’asse Sud-Nord, dove l’Erasmus italiano si presenta come una concreta e accessibile realtà. Insieme alle università lavoriamo per far crescere questa straordinaria opportunità”.

Un primo progetto pilota è partito. Si tratta dell’accordo firmato tra l’Università di Bergamo e l’Università di Reggio Calabria. I due atenei, uno al Nord e uno al Sud, potranno ospitare i rispettivi studenti per l’intera durata dei corsi prescelti. Il progetto prevede, al momento, di coinvolgere solo le lauree magistrali, in particolare quelle afferenti alle aree di Ingegneria e Scienze della formazione primaria. Per poi raccogliere adesioni da tutti gli altri dipartimenti.

Lo stesso vale per le università del Lazio che erano già al lavoro per creare una sorta di Erasmus regionale. “Verrà superato da quello nazionale – spiega il rettore dell’Università di Roma Tre, Massimiliano Fiorucci – siamo quindi convinti della validità dell’iniziativa, visto che volevamo realizzarla a livello locale. L’università di Roma Tre parteciperà, proprio per offrire agli studenti un’esperienza nuova. Sicuramente diversa da quella che si vive con l’Erasmus internazionale. Nel caso della mobilità italiana i ragazzi scelgono di approfondire temi specifici, raggiungendo atenei dove sanno di poter trovare quell’argomento specifico che cercano. Saranno necessari dei fondi, perché il progetto va sostenuto economicamente, come accade con le borse dell’Erasmus internazionale, che noi comunque integriamo con una quota di risorse universitarie per far sì che possano partire tutti”.

Redazione

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