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Un terzo della popolazione mondiale è colpita da insonnia e da disturbi del sonno: ci sono abitudini che fanno la differenza

Più di un terzo della popolazione mondiale è colpita da insonnia e da disturbi del sonno. In Italia ne soffre una persona su 5, non di rado in forma cronica, con i sintomi che nell’80% dei casi persistono anche ad un anno dalla diagnosi. Si tratta di un problema serio dal momento che l’insonnia è associata a problemi di salute a lungo termine come malattie cardiovascolari, diabete e depressione. I metodi per combatterla sono diversi e richiedono l’intervento di uno specialista del sonno.

Tuttavia le piccole abitudini possono fare la differenza. Uno studio dell’Università dell’Indiana (USA), ha scoperto, per esempio, che una certa abitudine, adottata mentre si cerca di addormentarsi, può intensificare i sintomi dell’insonnia e aumentare l’uso di farmaci per il sonno. Secondo Spencer Dawson, docente presso il Dipartimento di scienze psicologiche e cerebrali del College of Arts and Sciences, la prima cosa da fare per gestire l’insonnia in modo efficace è evitare di controllare l’orologio.

Dawson e il suo team si sono concentrati su un campione di quasi 5 mila pazienti in cura presso una clinica del sonno, chiedendo loro di completare un questionario sulla gravità della loro insonnia, sull’uso di sonniferi e sul tempo trascorso a monitorare il proprio comportamento mentre cercavano di addormentarsi. Gli scienziati hanno anche domandato ai volontari di segnalare eventuali diagnosi psichiatriche, per determinare in che modo i fattori si influenzassero a vicenda. Il risultato? “Abbiamo scoperto che monitorare il tempo che passa si riflette sull’uso di farmaci per dormire, perché aggrava i sintomi dell’insonnia”, spiega Dawson. “Le persone sono preoccupate di non dormire a sufficienza, quindi iniziano a stimare quanto tempo ci vorrà per riaddormentarsi e quando devono alzarsi. Ma questo non è il tipo di attività utile a facilitare il sonno: più siamo stressati, più difficile sarà addormentarci”. Con la conseguenza che, man mano cresce la frustrazione per l’insonnia, più sarà probabile fare ricorso a farmaci per il sonno nel tentativo di ottenerne il controllo.

Secondo gli autori, lo studio dimostra che semplici interventi comportamentali possono aiutare coloro che lottano con l’insonnia. Dawson ammette che lui stesso lo consiglia a ogni nuovo paziente al primo incontro. “Una cosa che molte persone dovrebbero fare sarebbe quella di girarsi, coprire l’orologio, togliersi lo smartwatch e tenere lontano il telefono in modo da non controllare costantemente l’ora”, commenta. “Non c’è situazione, del resto, in cui guardare l’orologio risulti particolarmente utile”.

Il motivo per cui tenere d’occhio i minuti che passano non farebbe che aggravare l’insonnia va cercato nella frustrazione che si prova nel non riuscire ad addormentarsi mentre il tempo scorre. Il prossimo passo dei ricercatori sarà esaminare l’andamento di questi sintomi e comportamenti clinici, per testare se ridurre la frustrazione limitando l’uso dell’orologio possa già da sola ridurre la propensione ad assumere dei farmaci per dormire.

Redazione

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