Anche il Comune di Perugia, in qualità di capofila della Zona sociale 2, è in prima linea nel contrasto al gioco d’azzardo patologico. Un obiettivo perseguito attraverso l’alleanza con altre istituzioni e soggetti del territorio a partire dalla legge regionale del 2014, vero punto di svolta che ha aperto la stagione dei piani attuativi locali e dei tavoli integrati di coordinamento e programmazione per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo. A fare il punto sul cammino intrapreso è stato un convegno a Palazzo dei Priori in cui sono stati affrontati gli aspetti legali, economici, sociali e socio-sanitari del disturbo da gioco d’azzardo in due sessioni moderate da Daniele Benedetti (Anci Umbria Federsanità) e Patrizia Cecchetti (Coordinamento Servizi sociali aziendali Usl Umbria 1).
“Un tema così complesso non può che interessare una molteplicità di soggetti istituzionali e di componenti della società – ha detto l’assessore alle politiche sociali Edi Cicchi -. Le tante sfaccettature rendono necessaria la costruzione di una rete perché nessuna attività dei Servizi sociali potrebbe da sola bastare, come del resto accade anche per altri ambiti, come la disabilità o la tutela dei minori. Siamo orgogliosi di partecipare al percorso di comunità messo in campo con la Regione per dare risposte a un fenomeno che crea un rischio enorme: l’ulteriore impoverimento delle famiglie”.
Uno sforzo corale, dunque, che coinvolge anche autorità giudiziaria e forze di polizia sul fronte dell’accertamento dei reati di gioco d’azzardo e usura, di cui ha parlato il procuratore generale presso la Corte di appello di Perugia, Sergio Sottani, nonché la Fondazione umbra contro l’usura, ieri rappresentata dal presidente Fausto Cardella, e l’Ordine degli avvocati e quello dei commercialisti ed esperti contabili, il cui punto di vista è stato espresso, rispettivamente, dai presidenti Carlo Orlando e Enrico Guarducci.
Nella seconda parte dell’incontro è stato ricordato che la dipendenza dal gioco d’azzardo è parificata alle altre dipendenze patologiche per cui il sistema sanitario deve garantire una presa in carico multidisciplinare e un trattamento terapeutico, tenendo conto del sostegno da prestare non solo al giocatore patologico ma anche a chi lo circonda.
Dopo l’intervento di Luciano Bondi (responsabile Servizio aziendale Usl Umbria 1 per il trattamento del disturbo del gioco d’azzardo) sul ruolo del servizio sanitario e dell’avvocato Stefano Tentori Montalto e di Natassia Zandrini (assistente sociale Servizio Gioco d’azzardo Usl Umbria 1) sull’attività di consulenza legale nel Servizio aziendale per il trattamento del disturbo, la dirigente Elisa Granocchia e l’assistente sociale Vanessa Gasparrini dell’Unità operativa Servizi sociali del Comune hanno ribadito che il tavolo interistituzionale composto da tutti i soggetti che si occupano della problematica garantisce finalmente un coordinamento stabile e la possibilità di una programmazione condivisa. Due gli obiettivi generali: prevenzione, soprattutto favorendo l’aumento della consapevolezza verso il fenomeno, e inclusione sociale.
“Compito delle istituzioni – ha sottolineato Granocchia – è anzitutto riuscire a intercettare un fenomeno spesso sfuggente. La vera sfida, oltre alla presa in carico multidisciplinare, è fare prevenzione affinché questa piaga sociale non si sviluppi. Resta importante, quindi, sensibilizzare la comunità con incontri nelle scuole, la promozione di stili di vita salutari e mirate campagne informative”.
“Proprio ai Comuni – ha aggiunto Gasparrini – è affidato un ruolo centrale, in stretta integrazione con il sistema sanitario, per quel che riguarda le attività di informazione e sensibilizzazione, il sostegno ai giocatori patologici e alle loro famiglie, anche attraverso l’attivazione di progetti personalizzati e percorsi di accompagnamento al lavoro, e, infine, la costruzione di una cultura alternativa all’azzardo”. Attraverso il tavolo integrato di coordinamento, inoltre, “si cerca di costruire percorsi di aiuto partendo dal basso, cioè mobilitando tutte le risorse della comunità territoriale, grazie alla partecipazione, tra gli altri, anche di soggetti del Terzo settore e dell’associazionismo locale. Il coinvolgimento dei centri socio-culturali, ad esempio, è servito per mettere a punto azioni destinate agli over 65”.
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