Scienza e Tecnologia

Terre rare: un ruolo chiave nell’economia mondiale

Le Terre rare hanno un ruolo strategico nell’economia mondiale per le loro preziose proprietà elettrochimiche, magnetiche e ottiche. Si tratta di metalli fondamentali per la realizzazione di prodotti di alta tecnologia, tra cui quelli indispensabili per l’approvvigionamento di energia rinnovabile come pannelli solari e turbine eoliche. Le Terre rare sono legate al futuro sostenibile dell’umanità.

Le Terre rare, definite con l’acronimo REE (Rare Earth Elements), sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, con colori che variano dal grigio all’argento. Includono lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y ), più l’intera serie dei lantanidi, gli elementi chimici dal numero atomico dal 57 al 71. Nell’ordine: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu). Le loro straordinarie proprietà magnetiche e conduttive ne implementano l’utilizzo in svariati ambiti, dall’industria elettronica e tecnologica a quella aereonautica e militare.

I Rare Earth Elements consentono la produzione e il funzionamento di oggetti che fanno parte della vita umana. Infatti si possono trovare negli smartphone, nei touchscreen, nelle lampade, negli hard disk dei computer. Sono alla base di fibre ottiche e laser, di molte apparecchiature mediche, nelle batterie per le auto elettriche. La versatilità di impiego le rende indispensabili e, la loro domanda, è destinata a crescere.

I preziosi metalli non sono così difficili da reperire. Ce ne sono in abbondanza negli Stati Uniti, in Vietnam, Brasile, Russia e Australia. Ma, ciò che è raro, è trovarli in una concentrazione tale da supportare un’estrazione profittevole. La Cina ha il monopolio in quanto ha un terzo delle riserve mondiali di Terre rare (44 milioni di tonnellate cubiche) e detiene il primato della loro produzione raggiungendone quasi il 60%. Seguono gli Stati Uniti, secondo produttore con il 15,5% del totale globale. Pur essendo presenti in abbondanza, la maggiore difficoltà nel reperire i preziosi metalli è legata al loro procedimento di lavorazione, raffinazione e purificazione. Le sostanze passano attraverso una serie di step che coinvolgono in più stadi acidi e filtraggi. Si tratta di molteplici passaggi che generano consistenti scarti tossici e implicano un costo ambientale elevatissimo. La lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare produce all’incirca 2 mila tonnellate di rifiuti tossici. Pertanto è di fondamentale importanza elaborare nuove soluzioni di estrazione e lavorazione dei metalli e ridurne la domanda.

Ad esempio riciclando i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, RAEE. In questo modo, elementi come le Terre rare, possono essere gestiti in modo corretto, riciclati e immessi in nuovi cicli produttivi senza la necessità di nuove estrazioni dal suolo. Una priorità da perseguire con impegno perché, come emerge dalla Mappa Blu dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2035 la domanda globale di Terre rare raggiungerà quasi 450 mila tonnellate all’anno, rispetto alle 200 mila tonnellate all’anno conteggiate nel 2021: controllarne l’estrazione e modularne la richiesta sarà basilare per il futuro di tutte le economie green.