In Italia si lavora ad una norma per togliere l’Iva alle operazioni di chirurgia estetica e garantire certezza normativa agli operatori del settore. Ad avanzare la proposta è il centrodestra che ha interpellato il Governo Meloni mediante una mozione presentata e sottoscritta da tutte le forze della maggioranza. “Le prestazioni di medicina e chirurgia estetica – spiega la prima firmataria della mozione, Annarita Patriarca di Forza Italia – devono rientrare nel novero delle prestazioni sanitarie non sottoposte a trattamento Iva. Il concetto di ‘salute’, infatti, è comprensivo di ogni ‘stato di completo benessere fisico, psichico e sociale’ che ‘non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità’. Applicare l’imposta, oggi richiedendone addirittura il versamento per il passato, rappresenta una criticità per gli operatori di settore e per gli stessi pazienti, oltre che una condotta contraddittoria da parte dell’Amministrazione finanziaria”.
La mozione è stata firmata anche dalla leghista Simona Loizzo e dal deputato di Fratelli d’Italia, Luciano Ciocchetti. L’opposizione di centrosinistra è di parere opposto. “Mentre si preparano a togliere il superbollo per chi, ad esempio possiede una Ferrari da 300 mila euro e paga una tassa di 9 mila che evidentemente si può benissimo permettere di sostenere, vedo che ora la destra, non contenta, chiede al governo di togliere l’Iva sulla chirurgia estetica” denuncia il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. “Grande rispetto per chi lavora in questo settore, tuttavia sarebbe un bene avere un piano diverso di priorità: mi aspetterei un’attenzione maggiore della destra e di questo governo sulle difficoltà della sanità pubblica, ad esempio verso coloro che non si possono più permettere le cure odontoiatriche, o che non ce la fanno più a pagare i farmaci o che aspettano mesi se non anni per poter essere visitati. Ma evidentemente l’unica ossessione quotidiana di questo governo e della destra è quella di ingraziarsi i più ricchi”.
Per la maggioranza, il provvedimento si propone di disciplinare “il passato”. In effetti ci sono state contestazioni legate al fatto che nel 2005 una circolare dell’Agenzia delle Entrate certificava come “esenti” da Iva le prestazioni di medicina e chirurgia estetica, perché “connesse al benessere psicofisico”, ma in seguito alcuni uffici locali dell’Agenzia delle Entrare hanno contestato la mancanza del versamento dell’Iva alla luce di una sentenza della Corte di Giustizia Ue secondo cui le operazioni estetiche rientrano nelle cure mediche, esenti Iva, solo se hanno a che fare con traumi, handicap e malattie. I firmatari rivendicano l’intenzione di “individuare per il futuro una normativa fiscale univoca e di facile applicazione che superi le recenti oscillazioni giurisprudenziali sul tema” attinenti a requisiti “che non riteniamo accettabili”. Questo perché “le prestazioni di medicina e chirurgia estetica, complessivamente considerate, devono sottostare al medesimo trattamento iva riconosciuto, in genere, per le prestazioni sanitarie”, visto che il concetto di “salute”, indicato dall’organizzazione mondiale della sanità, indica il più generale “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”.
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