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Accordo per il nuovo blocco di emergenza/urgenza del Sant’Andrea di Vercelli

Cinque piani per 12.600 metri quadrati di superficie, tre anni e mezzo per la realizzazione e 53,5 milioni di euro di investimenti già vincolati sono i numeri del nuovo blocco di emergenza/urgenza che verrà realizzato nelle adiacenze dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Vi confluiranno pronto soccorso, terapia intensiva con 16 posti letto, sale operatorie e centrale di sterilizzazione, ovvero i servizi che ad oggi presentano le maggiori criticità dal punto di vista sanitario e tecnologico.

Il protocollo d’intenti che dà ufficialmente il via alla costruzione della struttura, arrivata allo studio di fattibilità, è stato firmato nel Salone Dugentesco dal presidente della Regione Alberto Cirio, con l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi, dal presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale Alessandro Stecco, dal sindaco di Vercelli Andrea Corsaro e dal direttore generale dell’Asl Eva Colombo.

“Non siamo venuti qui a fare promesse o fare annunci – ha precisato Cirio – ma per dare l’avvio sostanziale al progetto con i soldi già stanziati. La strada è già tracciata”. Icardi ha presentato anche il progetto del nuovo Sant’Andrea, finanziato dall’Inail con 155 milioni su una superficie da 50.000 metri quadrati collegata al nuovo monoblocco d’emergenza. L’attuale ospedale sarà demolito una volta completata la parte nuova. “Sarà un percorso – ha detto – che porterà un ammodernamento alla sanità vercellese e una risposta sanitaria più efficace per i cittadini”.

Il presidente Cirio ha poi dichiarato che “la realizzazione del nuovo blocco di emergenza/urgenza è importante per il pronto soccorso di Vercelli. Su questo fronte abbiamo difficoltà in tutta Italia, e questo è frutto dei tagli alla sanità che hanno fatto tutti. I pronto soccorso sono in difficoltà perché non ci sono i posti letto in cui curare i pazienti. A tutto ciò si aggiunge anche il problema del personale: stiamo riaprendo scuole per infermieri in tutto il Piemonte, ma rimane la follia del numero chiuso a Medicina”.

“Per fare nuovi ospedali – ha aggiunto Cirio – servono soldi, serve sapere i luoghi dove realizzarli, sapere come farli e non chiudere quelli vecchi. Il Covid ha risvegliato una coscienza politica, e ora reinvestiamo sulla sanità, reimpostando le risposte che la sanità stessa deve dare ai cittadini: se non si parte, come stiamo facendo oggi a Vercelli, non si realizza nulla. Il diritto alla salute dev’essere uguale dappertutto: a Torino, a Scopello e in Val Formazza. Ieri sono iniziati i lavori alle Molinette: era dal 2013 che si attendevano e ogni volta si diceva ‘tanto ci sposteremo’. Ma finché non ci sarà il nuovo Parco della Salute, le necessità di quel presidio ospedaliero rimangono attive”.

Redazione

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