Secondo la rivista Nature c’è anche il fisico Graziano Venanzoni tra i cinque scienziati da tenere d’occhio nel corso del 2022 dal momento che le loro ricerche potrebbero aprire prospettive nuove. Graziano Venanzoni lavora nella sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ed è stato fra i promotori e co-portavoce dell’esperimento condotto dalla collaborazione internazionale “Muon g-2”, che nell’aprile 2021 aveva ottenuto “l’indizio più solido della possibile presenza di nuova fisica”, di un fenomeno non previsto dall’attuale teoria di riferimento della fisica, il Modello Standard.
Guidata dall’americano Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) e dall’Infn, la collaborazione ha misurato le proprietà magnetiche dei muoni, particelle simili all’elettrone ma con una massa circa 200 volte maggiore, generate in natura quando i raggi cosmici interagiscono con l’atmosfera terrestre. In questo anno si attendono nuovi dati, che potrebbero rendere ancora più stringente la prova che le osservazioni fatte finora siano una scoperta, la prima che apre le porte alla nuova fisica.
“La misura di altissima precisione che abbiamo ottenuto con il nostro esperimento era attesa da molto tempo”, aveva dichiarato Graziano Venanzoni a primavera. “Il materiale che abbiamo ci offre già un possibile spiraglio verso una nuova fisica” e questo rende ancora più grande “l’attesa dei risultati che in futuro potranno arrivare delle analisi sui vari set di dati già acquisiti dall’esperimento e di quelli che verranno raccolti nel prossimo futuro”.
Il lavoro consisterà nel raccogliere nuove misure per restringere il campo delle ipotesi, scartando via via le teorie che non corrispondono a quanto si osserva: è un lavoro di accerchiamento, quello che i fisici si preparano ad affrontare per portare alla luce fenomeni nuovi e particelle ancora ignote, che non sono previsti dall’attuale teoria di riferimento della fisica, il Modello Standard. “L’esperimento del Fermilab offre un suggestivo indizio che ci sia della fisica nuova; per capire di che fisica si tratta bisogna confrontare le teorie che spieghino non solo il nostro risultato ma anche i risultati degli altri esperimenti, come quelli dell’acceleratore Lhc del Cern. E’ la base del metodo scientifico”.
L’esperimento del Fermilab continuerà a cercare nuovi indizi anche perchè , osserva Venanzoni, “finora abbiamo analizzato solo il 6% dei dati attesi in totale e abbiamo la possibilità di migliorare questa misura. Fra uno o due anni ci aspettiamo di avere una misura, migliore rispetto a questa di un fattore 2. Se questi dati futuri dovessero confermare la misura attuale, avremo un’alta probabilità di annunciare una scoperta. Ci aspetta un futuro molto eccitante”.
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