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Marte è troppo piccolo per ospitare la vita?

Potrebbe essere troppo piccolo per trattenere adeguate quantità d’acqua, necessarie allo sviluppo della vita. La rivista Proceedings of the National Academyof Sciences, riporta questa ipotesi su Marte. A formularla sono stati gli scienziati della Washington University di St. Louis, che hanno analizzato i meteoriti marziani sulla Terra.

Nonostante le crescenti prove che testimoniano la presenza passata di acqua sul Pianeta rosso – affermano gli autori – Marte oggi non mostra segni di acqua liquida in superficie. Sono state proposte diverse possibili spiegazioni per questa assenza, come l’indebolimento del campo magnetico del pianeta o l’impatto con un altro corpo celeste.

“Il destino di Marte potrebbe essere stato deciso fin dall’inizio” sostiene Kun Wang, della Washington University. “Probabilmente i pianeti rocciosi devono raggiungere una determinata dimensione per poter trattenere quantità d’acqua compatibili con lo sviluppo della vita”. Il gruppo di lavoro, guidato da Wang, ha usato gli isotopi stabili dell’elemento potassio (K) per stimare la presenza, la distribuzione e l’abbondanza di elementi volatili su diversi corpi planetari.

Il potassio – chiariscono gli esperti – è moderatamente volatile, ma potrebbe essere una sorta di tracciante per composti più volatili, come l’acqua. Il gruppo di ricerca ha misurato le composizioni di isotopi di potassio di 20 meteoriti marziani, caduti sulla Terra nel corso dei millenni, selezionati per essere rappresentativi della composizione di silicati del Pianeta rosso.

Gli studiosi hanno quindi determinato che durante la sua formazione, Marte ha perso molti più elementi volatili rispetto alla Terra. “Abbiamo individuato una correlazione ben definita tra la dimensione del corpo celeste e la composizione isotopica del potassio” illustra Katharina Lodders, collega e coautrice di Wang. “Questa scoperta ha importanti implicazioni sul come e sul quando i pianeti hanno perso gli elementi volatili”.

Klaus Mezger dell’Università di Berna, altra firma dello studio, spera che “le nuove scoperte possano guidare gli astronomi nella ricerca di esopianeti potenzialmente abitabili in altri sistemi stellari. Parametri come massa e dimensioni sono relativamente semplici da calcolare, e grazie a queste misurazioni possiamo capire se un esopianeta può essere considerato abitabile”.

Redazione

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