La fobia è un timore accusato e persistente che è eccessivo e irrazionale, dovuto alla presenza o anticipazione di un oggetto o situazione specifica. È una sproporzionata e persistente paura nei confronti di determinate situazioni, oggetti, attività, creature viventi. Pur non rappresentando una reale minaccia, l’oggetto della fobia può scatenare veri e propri comportamenti irruenti e disfunzionali.
Esiste una fobia specifica per gli aghi. È la belonefobia (nota anche come tripanofobia), altrimenti detta paura dell’ago, che viene definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata di aghi e spilli e, nei casi più importanti, anche di forbici, coltelli e altri oggetti acuminati o taglienti. I sintomi di questi pazienti sono nella maggior parte dei casi rappresentati da forte ansia e possono includere svenimenti, palpitazioni, tachicardia, sudorazione aumentata, pallore, capogiri, nausea, sensazione di vertigine nel vedere l’ago o altri oggetti temuti.
A questa fobia possiamo vedere associate, come conseguenze dirette, anche altre problematiche, ovvero l’emofobia (paura del sangue) e la traumatofobia (paura delle ferite). L’abbinamento di queste fobie rende complicato gestire le proprie reazioni. In effetti la paura può divenire così forte da terrorizzare la persona fino a farle rifiutare interventi medici necessari. Le conseguenze e le ricadute sullo stato di salute possono essere gravi.
Le ricadute negative possono interagire anche sulla salute degli altri. Infatti la belonefobia pare essere, ad oggi, la causa più citata dai non donatori (60%) come deterrente alla donazione di sangue o suoi derivati. Sembra che si tratti di un disturbo abbastanza comune, poiché pare che circa il 10% della popolazione mondiale ne soffra, anche se non è meglio specificato in che misura. Si pensa che questa fobia possa avere una causa genetica, poiché molti di coloro che ne soffrono hanno un parente con la stessa paura, ma non è stato fino ad oggi dimostrato in alcun modo. Pare inoltre che gli uomini ne siano più colpiti delle donne.
Chi soffre di belonefobia, può presentare forti stati di ansia in situazioni in cui gli oggetti appena citati non rappresentino una vera e propria minaccia concreta. Ad esempio, per un belonefobico, doversi recare in un laboratorio di analisi per farsi un esame del sangue può rappresentare uno stimolo ansiogeno forte.
Per tentare di fare fronte alla propria paura, le persone con belonefobia evitano di maneggiare gli oggetti tanto temuti o li eliminano dagli ambienti che frequentano. Cercano di non trovarsi in situazioni in cui il rischio di entrare in contatto (anche solo visivo) con tali oggetti è molto alto. Evitano analisi, visite mediche, visite dentistiche e quant’altro, solo per la paura di poter avere a che fare con aghi o oggetti acuminati e taglienti.
Nei casi più gravi, così come per tutte le altre tipologie di fobie specifiche, le persone belonefobiche finiscono per evitare sempre di più e sempre in maggior misura qualunque ambiente, contesto o persona, per il timore che questi possano portarle ad entrare in contatto più o meno diretto con l’oggetto della loro paura; questo può portare queste persone a isolarsi socialmente, limitando il più possibile i contatti con il mondo esterno e rendendo quantomeno difficile lo svolgersi normale della loro vita.
Benché pare che questa fobia sia solitamente presente fin dalla gioventù, anche se è possibile che la persona riferisca di avere attraversato diverse fasi di gravità del problema, un momento specifico, per le donne, in cui questo può acuirsi all’improvviso e diventare disfunzionale per la loro salute, può essere rappresentato dalla gravidanza. In questi casi, le donne manifestano grandi difficoltà al momento di affrontare i controlli ematici, nel caso di possibili esami invasivi prenatali (come amniocentesi o villocentesi) e, infine, in caso di necessità di essere sottoposte ad anestesia locale per il parto.
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