L’intuito è la chiave per risolvere con successo situazioni complesse
L’intuito è la chiave per risolvere con successo situazioni complesse. Lo afferma una nuova ricerca dell’università inglese di Reading dopo aver analizzato i pronostici di 380 partite di calcio della Premier League, per estendere il risultato agli affari, al dating e alla politica. La prima opinione è quella che conta. In una pubblicazione sul Journal of Behavioral and Experiential Economics, rilanciata dal Washington Post, un trio di ricercatori britannici del dipartimento di economia dell’Università di Reading afferma che chi ha voltato le spalle al proprio pronostico iniziale ha ridotto la possibilità di azzeccare il risultato.
Infatti i pronostici riconsiderati sono risultati corretti nel 7,7% dei casi. Invece quelli invariati hanno registrato un tasso di successo del 9,3%. Le previsioni riviste sono risultate il 17% meno accurate di quelle della prima ora, a dimostrazione del fatto che ponderare troppo una decisione risulta controproducente. Ma c’è di più. Potendo contare su un dato oggettivo come il risultato delle partite, i ricercatori hanno scoperto che gli scommettitori tendono a sottovalutare la possibilità di uno zero a zero: solo l’1,5% dei partecipanti, infatti, ha scelto questa ipotesi, ma il risultato si è manifestato nell’8,4% dei match. Allo stesso modo le revisioni al rialzo risultavano meno accurate e questo dimostrerebbe l’esistenza di un pregiudizio nei confronti dell’accadimento di un fatto. I risultati della ricerca non si applicano soltanto all’ambito delle scommesse, ma trovano riscontro anche in altri settori, come gli affari, il dating e la politica. Le implicazioni delle scelte, infatti, vanno ben oltre l’accuratezza di un pronostico. Per esempio, Joyce Ehrlinger, assistant professor del Dipartimento di Psicologia della Washington State University ha ipotizzato che le persone che tendono a cambiare parere più spesso siano meno soddisfatte delle proprio scelte. Il dubbio si traduce in un costo mentale in termini di stress e ridotta serenità, un prezzo che le persone soddisfatte delle proprie decisioni non pagano.
L’intestino si è guadagnato l’etichetta di “secondo cervello”. Dal Massachusetts, Laura Huang, professoressa associata di business administration alla Harvard Business School, conferma che l’intuito può essere un alleato, sopratutto nelle circostanze ad alto tasso di incertezza, in cui i dati e le analisi non sono in grado di far pendere l’ago della bilancia. Huang, in particolare, ha monitorato un centinaio di imprese in cui i venture capitalist hanno investito, basandosi sul loro sull’intuito e ha individuato un paio di variabili in comune fra chi sfrutta “la pancia” per prendere una decisione che, nel tempo, si è rivelata vincente. “Innanzitutto, queste persone non considerano l’istinto come una variabile separata, ma come il risultato di un mix di informazioni oggettive e soggettive”. Dal loro punto di vista, dunque, l’intuito non è semplicemente un’emozione o un impulso, ma qualcosa di più. “Chi conta sull’intuito per navigare la complessità, inoltre, si impegna nel coltivarlo, facendo attenzione a elementi di eventi pregressi, per prendere decisioni in futuro”. Una volta in cui la decisione, per quanto ad alto rischio, è stata presa, Huang suggerisce di evitare di dare spiegazioni o discuterla con altre persone. “Se vi appellate alla logica o a i dati per valutare una decisione di istinto, vi troverete a cambiare idea o a prendere una decisione peggiore”.