L’Opzione Donna è una misura dedicata alle lavoratrici per consentire loro di avere una via di uscita dal mondo del lavoro anticipata. L’Opzione Donna rappresenta al momento l’unica soluzione pensata e dedicata alle donne, penalizzate da quasi tutte le altre possibilità. Andiamo a vedere insieme in cosa consiste l’Opzione Donna e quando e se conviene richiederla.
L’Opzione Donna è una prestazione economica erogata a domanda alle lavoratrici dipendenti e autonome che conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti, trascorsi 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per le lavoratrici autonome. Ai fini del conseguimento dell’Opzione Donna è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, mentre per le lavoratrici autonome non è prevista.
Secondo le ultimissime sulle Pensioni e in base alle ultime modifiche apportate al Decreto Legislativo n. 4/2019, possono avere accesso alla Pensione Anticipata attraverso l’Opzione Donna, le lavoratrici dipendenti con 58 anni d’età anagrafica e le lavoratrici autonome con 59 anni d’età anagrafica congiuntamente a 35 anni di contributi versati.
L’Opzione Donna è liquidata esclusivamente con le regole di calcolo del sistema contributivo di cui al Decreto Legislativo n. 180/1997. Questa misura permette di accedere alla Pensione Anticipata anche le donne lavoratrici dipendenti e autonome ma si vedranno decurtare l’assegno pensionistico dal 25 al 35% in meno rispetto all’assegno pensionistico calcolato con il sistema misto. La decurtazione verrà calcolata in base all’età anagrafica delle lavoratrici donne, alle caratteristiche della carriera, della retribuzione e dell’anzianità lavorativa maturata alla data di accesso all’Opzione Donna. In generale, le lavoratrici che vantano una carriera anticipata, ossia con livelli retributivi molto elevati percepiti fin dai primi anni di iscrizione all’Inps, otterranno una riduzione minore rispetto a chi, a parità di anni lavorati, ha percepito uno stipendio più basso e di conseguenza ha versato meno contributi rispetto alle lavoratrici in carriera.
Le lavoratrici donne, in ambito pensionistico, sono più penalizzate rispetto agli uomini. Spesso le donne hanno carriere discontinue perché si fermano per alcuni periodi per accudire e crescere i propri figli, soprattutto da piccoli. Inoltre, hanno sulle spalle la gestione della casa e a volte i genitori anziani di cui occuparsi. Le donne rappresentano una risorsa per la società ma il loro lavoro di cura purtroppo ancora non trova riscontro in ambito pensionistico. Il Sindacato Pensionati Inps è molto attento alla questione e dallo scorso Gennaio ha iniziato le trattative con il Governo per ottenere un cambiamento che consenta alle donne di avere gli stessi diritti degli uomini.
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