Numeri allarmanti. Quasi una persona su sei soffre della sindrome dell’intestino irritabile (il 15% della popolazione). Una condizione multifattoriale che nella sua prevalenza è doppia nelle donne rispetto agli uomini. “Questo disturbo si associa molto spesso ad altre sindromi frequenti, come emicranie, cefalee, mal di schiena, fibromialgia, senso di fatica e dolore pelvico cronico. Sono maggiori anche le incidenze di cistiti e vaginiti nelle donne o prostatiti nell’uomo. È una problematica che spesso si associa anche ad un aumento di depressione nelle donne.
L’ansia generalizzata può avere delle ricadute sull’intestino. Si tratta di fattori psico-sociali. Ci sono addirittura delle famiglie intere che ne soffrono, probabilmente a causa di comportamenti alimentari sbagliati e ripetuti.
Incidono molto lo stato umorale e l’ansia. Infatti l’asse dello stress cerca di svuotare l’intestino per poi contrarlo e reagire meglio allo stress. Ben diverso, però, se questa situazione si cronicizza e si prolunga per giorni, mesi e anni perché non è facilissimo curarla. La terapia dovrebbe essere personalizzata partendo da un’analisi del microbioma in modo da rivedere lo stile alimentare.
Analizzando il problema si possono avere consigli sui tipi di cibi che sarebbero da preferire per riequilibrare il microbiota. Per nutrire la salute c’è bisogno di nutrire i batteri che si cibano di fibre. Quindi bisogna seguire una dieta che contenga una giusta quantità di fibre. Per questo motivo si consiglia sempre di usare il meno possibile le farine raffinate o i carboidrati semplici.
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