Infertilità di coppia: gli esami da fare
Secondo l’Istituto superiore della Sanità, in Italia, sono circa il 15% le coppie con problemi di fertilità. Le possibili cause sono varie, e dovrebbero essere indagate dopo 12 mesi di ricerca di una gravidanza (che si riducono a 6 mesi quando la donna ha più di 35 anni) attraverso esami per l’infertilità di coppia. L’ostacolo al concepimento, infatti, può dipendere dalla donna, dall’uomo o da entrambi i partner. Verificare le cause del problema consente di intervenire per tempo con cure o procedure di PMA adeguate,allo scopo di ottenere una gravidanza.
Indagare l’infertilità di coppia: gli esami per lei
Tra le prime indagini a cui la donna deve sottoporsi, ci sono i tamponi. Il tampone vaginaleserve ad individuare eventuali batteri e miceti presenti in vagina, nella cervice o nell’uretra, mentre il paptest ricerca cellule anomale presenti nella cervice.
La donna si dovrà poi sottoporre ad una ecografia dal ginecologo per verificare la conformazione dell’apparato riproduttivo e verificare l’ovulazione. Quest’ultima può essere controllata anche attraverso i dosaggi ormonali che rilevano i valori del progesterone e degli altri ormoni che presiedono all’ovulazione. Scopri come leggere i dosaggi ormonali!
Tra gli esami principali per indagare la fertilità femminile c’è l’isterosalpingografia, utile a controllare che le tube siano aperte, e che non vi siano malformazioni tubariche o uterine. Ma è possibile sottoporsi ad ulteriori indagini, come l’analisi del muco cervicale (cervical test), il post coital test, da eseguire entro un paio di ore dal rapporto sessuale, e la laparoscopia, che consente la visione diretta delle ovaie, delle tube e della superficie esterna dell’utero.
Accertamenti sulla fertilità maschile
Nell’ambito delle indagini per infertiltà di coppia, l’esame principale a cui deve sottoporsi l’uomo è lo spermiogramma, ovvero l’analisi del liquido seminale. Altri esami utili possono essere la spermiocoltura, che valuta la presenza di infezioni; l’urinocoltura, per verificare la presenza di infezioni urinarie; infine il mar test, che consente di rilevare la presenza di anticorpi antispermatozoo.
Ma torniamo allo spermiogramma: il liquido seminale viene analizzato al microscopio alla ricerca di eventuali anomalie negli spermatozoi o nel liquido stesso. I valori da controllare sono:
- il volume dell’eiaculato
- l’aspetto del liquido
- la presenza di anticorpi diretti contro gli spermatozoi
- il numero, la morfologia e la motilità degli spermatozoi
Indagini ulteriori possono verificare che lo spermatozoo produca energia sufficiente per il suo viaggio verso il collo dell’utero e che sia capace di attaccarsi all’ovulo. Infine, vi sono i test genetici, che aiutano ad appurare eventuali alterazioni cromosomiche. Tuttavia, va ricordato chenel 30% circa dei casi l’infertilità maschile risulta idiopatica, ovvero senza una causa identificabile.
Infertilità di coppia: cosa fare dopo gli esami
Se i risultati degli esami sono rassicuranti, il ginecologo potrebbe raccomandare alla coppia di continuare acercare una gravidanza in modo naturale ancora per qualche mese. A volte, la serenità derivante dalla consapevolezza della propria situazione, aiuta la donna a rimanere incinta.
Tuttavia, se questo non avviene, è meglio agire per tempo, specialmente se l’età della donna è al limite. La soluzione consigliata alle coppie infertili è quella di rivolgendosi ad un centro PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). Il percorso PMA è scandito da passaggi intermedi, che cominciano con il primo colloquio conoscitivo e terminano con il tentativo di fecondazione assistita.
A seconda delle problematiche alla base dell’infertilità di coppia, vengono stabilite le procedure più adeguate e i tempi in cui metterle in atto. Le probabilità di riuscita sono del 10% in caso di inseminazione intrauterina e del 30% in caso di fecondazione in vitro.