Le cellule devono essere sostituite in modo tale che l’organismo possa continuare a svolgere tutte le sue funzioni in modo ottimale. La quantità di cellule che abbiamo, deve adeguarsi ad una regolazione che controlla la frequenza delle divisioni cellulari e la frequenza di morte cellulare. Proprio la morte della cellula può rappresentare l’evento finale a cui i sistemi di riparazione non sono in grado di ripristinarne le condizioni vitali. Una cellula che si avvia alla morte modifica la sua struttura in un range di variabili limitate e, a causa di ciò, sono state classificate tre modalità di morte cellulare: necrosi, apoptosi ed autofagia. La prima è una morte violenta, causata da condizioni extracellulari complesse. La seconda prevede un sacrificio: alcune cellule del corpo umano sono scelte per sacrificarsi e cedere spazio a nuovi elementi vitali. La autofagia infine viene definita come un processo che consente alle cellule di riciclare il proprio contenuto e, parallelamente, di rimuovere mitocondri e altri organelli danneggiati.
Una cellula in buona salute si distingue da un’altra in base al suo aspetto e in relazione al tipo di morte che intraprende. Esemplare è l’aspetto della necrosi, che vede la cellula diventare frastagliata a causa della rottura della sua membrana, visibile in maniera diretta tramite la pratica della microscopia elettronica. Per di più la cellula diventa permeabile a coloranti che, nella maggior parte dei casi, non riescono a superare la membrana, come il propidio ioduro, che si insidia tra le basi del DNA. Infine i mitocondri diventano dei filamenti a palline e il nucleo si divide in diversi piccoli corpuscoli. Conoscere i processi che il nostro corpo può vivere a seguito di traumi o semplicemente a causa del ciclo biologico, può aiutarci ad affrontare un discorso diretto e più consapevole con la fase conclusiva della nostra esistenza su questo pianeta. Cattolica San Lorenzo offre dei servizi funebri a Roma che rispondono a pieno all’ultima fase temporale che ci compete fisicamente su questo pianeta. Alla luce di una fine che non si può evitare, l’unica cosa che possiamo fare, è limitarci a prendere sempre più conoscenza di come siamo fatti e di come facciamo a vivere per così tanto tempo.
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