Scienza e Tecnologia

Life Science Hub: le sfide per crescere

Si è tenuto nel campus scientifico OpenZone l’evento dal titolo Lombardia, Life Science Hub: le sfide per crescere, organizzato da OpenZone, IAB – Italian Angels for Biotech e Assobiotec, in apertura della Biotech Week 2019. L’incontro ha riunito autorevoli interlocutori del mondo delle Scienze della Vita e della finanza allo scopo di ragionare sulle azioni necessarie per far sì che la Lombardia, territorio che vanta già diverse eccellenze, possa fare il grande salto e giocare la partita con i principali player globali, creando un effetto volano per il Paese.

La Lombardia, infatti, si conferma la prima regione in Italia per numero di imprese biotech (181, il 28% ca del totale), per un’incidenza sempre maggiore negli anni sul fatturato biotech (oltre 5,5 miliardi di euro, 48% ca del totale) e per investimenti in R&S intra muros.[1] Qui si concentrano centri di ricerca pubblici e privati all’avanguardia, che la rendono unica nel panorama nazionale, e nuovi sviluppi strategici (Human Technopole, Città della Salute, OpenZone) che nei prossimi anni caratterizzeranno ancora di più il territorio. Per quanto riguarda il farmaceutico è tra le prime regioni d’Europa per valore aggiunto pro-capite generato dal settore insieme a Catalogna in Spagna, Baden-Württemberg in Germania e Île-de-France.

“La Lombardia è un territorio caratterizzato da forti competenze e vivacità, pronto a raccogliere le nuove sfide del mondo della salute; è ricco di eccellenze sia a livello scientifico sia a livello industriale, inserito nei principali circuiti internazionali economici e finanziari, con Istituzioni attente, capaci di dialogare e consapevoli del ruolo di ‘locomotiva’ del Paese – commenta Elena Zambon, Fondatrice OpenZone e Presidente Zambon – Per noi è il contesto ideale per sviluppare OpenZone, perché unendo scienza e impresa riusciamo a trasformare i risultati della ricerca scientifica in progetti e opportunità concrete per i pazienti. Continuiamo quindi a investire nel campus per raggiungere la dimensione ideale al fine di attrarre le migliore competenze e i fondi più esperti e con track record significativi. Pensiamo così di dare un contributo importante allo sviluppo delle Scienze della Vita, valorizzando la nostra ricerca di qualità”.

Sviluppo necessario, se si vuole competere con i più importanti hub globali del settore. È stata sottolineata, infatti, la consapevolezza di un valore ancora inespresso, di un gap da colmare tra eccellenza scientifica e creazione di valore, e di un ritardo sul fronte dei capitali. Se si riuscissero a sbloccare le potenzialità della ricerca scientifica dell’Italia in questo settore, le opportunità sarebbero enormi.

Questi temi sono stati affrontati e approfonditi grazie al contributo di autorevoli esperti di primari centri di ricerca (IEO, Ospedale San Raffaele, insieme al futuro Human Technopole) e di istituzioni come la Federazione Bancaria Europea e la BEI – Banca Europea degli investimenti:

Ricerca che crea valore – Valore non solo derivante dalla ricerca scientifica di eccellenza, ma anche dalla trasformazione dei risultati di tale ricerca in progetti che possano poi diventare startup e imprese innovative.

Capitali per crescere – Risorse finanziarie per sostenere startup e piccole imprese innovative, consapevoli che per sviluppare innovazione, soprattutto nel settore delle Scienze della Vita, queste sono fondamentali. Secondo un recente studio di IQVIA Institute of Human Data Science, le EBP – Emerging BioPharma – solo nel 2018 startup e piccole imprese innovative gestivano più dell’80% della pipeline di ricerca.

Le Scienze della Vita come settore strategico per lo sviluppo

Se si guardano i trend mondiali, i dati confermano che quello delle Life Science è un settore strategico per la crescita dei prossimi anni. Per esempio la spesa mondiale in R&S nel farmaceutico è stata di 179 miliardi di dollari nel 2018, in aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente con una previsione di crescita annua 3% fino al 2024 arrivando a superare i 210 miliardi di dollari. Un altro ambito che registra uno sviluppo significativo è quello della Digital Health dove gli investimenti in startup ammontano a 18 miliardi di dollari nel periodo gennaio-ottobre 2018 (+56% rispetto allo stesso periodo nel 2017). Nel 2024 il valore globale di questo mercato potrebbe raggiungere circa 400 miliardi di dollari.

A livello italiano, seppur in valore assoluto gli investimenti in Venture Capital siano inferiori rispetto ai benchmark internazionali, nel 2017 biotecnologia e medicale sono stati i comparti che hanno ottenuto il maggior numero di investimenti tra i settori ad alta tecnologia.

Secondo un recente report stilato da Dealroom nel secondo trimestre del 2019 è stato registrato un nuovo record di investimenti per il venture capital in Europa per un totale di 9,3 miliardi di euro. Il nostro continente è anche l’unica area geografica a mostrare una crescita costante a differenza di USA e Asia. Se si scompongono questi dati a livello locale, però, ci si accorge di come il 70% del totale sia stato catalizzato da Regno Unito, Francia, Germania e Svezia, mentre Italia, Danimarca, Norvegia, Svizzera e Polonia finiscono in fondo alla classifica. Anche nella distribuzione per numero di round la situazione cambia poco con in testa ancora il Regno Unito (234), seguito dalla Francia (131 round) e Germania (119). L’Italia è ottava, con 26.

“In Italia si fa un’ottima ricerca e i dati confermano una buona produzione scientifica di base. Purtroppo, però, le imprese del nostro territorio, che pure rappresentano un comparto di indiscussa eccellenza, stentano a fare il salto e restano di dimensioni troppo piccole. Questo si verifica anche a causa di ritardi strutturali e di investimenti ridotti, soprattutto se ci paragoniamo con gli altri Paesi. Questa situazione rischia di farci perdere il passo in termini di competitività in un settore come quello delle Scienze della Vita, e delle biotecnologie in particolare, che è cardine per lo sviluppo economico – dichiara Luca Benatti, Presidente Italian Angels for Biotech (IAB) e CEO EryDel – L’eccellenza sul lato scientifico non cammina, quindi, in parallelo con le risorse finanziarie a disposizione e c’è bisogno di creare un ecosistema che favorisca anche gli investimenti privati specializzati e nuovi modelli di sostegno alle imprese per far sì che le migliori idee possano trasformarsi in soluzioni innovative creando un circolo virtuoso in grado di porre l’Italia tra i protagonisti di questa nuova rivoluzione tecnologica.”

L’ecosistema italiano delle Life Science vanta diverse eccellenze

La fotografia attuale ci parla di un ecosistema italiano delle Life Science in costante crescita: basti pensare che nel biotech si rileva un aumento del fatturato del 16% negli ultimi tre anni, quasi due volte e mezza la crescita rilevata nel settore manifatturiero (7%). Nel farmaceutico, inoltre, l’Italia ha visto aggiudicarsi nel 2017 il primo posto in Europa per valore della produzione e un investimento in R&S pari a 1,5 miliardi di Euro, con una crescita del 22% negli ultimi 5 anni.[6] Oltre che per competitività industriale, produttività, specializzazione e investimenti in R&S, l’Italia si dimostra essere estremamente competitiva anche sul lato scientifico (al primo posto per numero di pubblicazioni in ambito oncologico) e su quello occupazionale (13.000 addetti nel biotech, 65.400 nel pharma e 76.000 nel biomedicale)1. Tuttavia, nonostante le eccellenze presenti, ci sono alcune aree di miglioramento che afferiscono a politiche di sviluppo a lungo termine e capacità di attrarre capitali sia pubblici che privati.

“Nelle biotecnologie, e in generale nelle Scienze della Vita, esiste un continuum che parte dal bancone del laboratorio e arriva al letto del paziente. È un percorso fatto di ricerca, sviluppo, produzione e accesso al mercato che al momento è ostacolato da un’eccessiva frammentazione – conclude Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec-Federchimica e CEO di MolMed – Oltre a una governance efficace e centralizzata che comprenda l’importanza del Trasferimento Tecnologico, serve una strategia nazionale di lungo periodo che conduca anche a una migliore capacità di attrarre capitali. Una primo passo potrebbe essere l’istituzione di un One Stop Shop, cioè uno sportello unico, un punto di riferimento per chiunque voglia investire nel nostro Paese. Abbiamo voluto cogliere un segnale positivo da parte della politica con la recente istituzione di un Ministero dell’Innovazione, che speriamo possa essere un interlocutore importante in questo processo. La Lombardia, grazie ai numeri registrati negli ultimi anni e alle eccellenze ed esperienze di cui è ricca, può essere il locomotore dello sviluppo per l’intero Paese.”

Redazione

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