Scienza e Tecnologia

Terraformare Marte per renderlo abitabile

Terraformare Marte per renderlo abitabile. E’ una delle ipotesi più suggestive ma fattibili. Il Pianeta sulla sua superficie è inabitale, a meno che non si abbia la tecnologia adatta per proteggersi dal bombardamento di radiazioni dannose dal Sole. Per non parlare della temperatura quasi sempre decine di gradi sottozero. Niente acqua allo stato liquido. Pensare a come sopravvivere in quel deserto senza aria da respirare è la sfida tecnologica che attende la nostra civiltà.

Cambiare il clima di Marte è un’impresa davvero fantascientifica. Ma se invece di trasformare tutto volessimo creare delle zone di clima più temperato, lì dove serve, la tecnologia già esiste. Si tratta dell’aerogel di silice, materiale isolante già usato per costruzioni e anche per le missioni spaziali. Secondo uno studio condotto dagli scienziati di Harvard, della Nasa e dell’Università di Edinburgo, in grandi aree coperte con questo rivestimento si potranno creare zone in cui vivere, riscaldare il suolo e anche coltivarlo.

Dargli un aspetto, ma soprattutto un clima simile a quello della Terra. In pratica terraformare Marte usando soluzioni da geoingegneria. Marte è già per molti aspetti il più simile alla Terra però fa molto freddo. La pressione della sua atmosfera è un centesimo di quella terrestre. Più di quarant’anni fa, il grande Carl Sagan propose una soluzione, fondere i ghiacci dei poli. Il vapore acqueo e l’anidride carbonica avrebbero elevato la pressione atmosferica e creato effetto serra. Con la conseguenza di riscaldare la superficie.

In uno studio del 2018, la Nasa ha calcolato che vaporizzando tutta l’anidride carbonica e le altre risorse sul pianeta rosso, la pressione sarebbe salita ad appena un settimo di quella terrestre. Elon Musk ha proposto di bombardare Marte con armi nucleari. Se invece si pensasse a creare delle zone più ristrette di clima controllato, le cose cambierebbero. È l’approccio dei ricercatori di Harvard: creare l’effetto serra sì, ma non dappertutto.

Come materiale da costruzione si potrebbe usare l’aerogel di silice. E’ piuttosto poroso e leggero, composto di diossido di silicio. La sua proprietà principale è una bassissima conduttività, quindi è isolante, ed è traslucido, così da lasciar passare la luce e le radiazioni infrarosse. Trattiene il calore ma al contempo protegge dalle radiazioni dannose. Basterebbe uno strato spesso pochi centimetri di questa nanoschiuma. Coperture o cupole potrebbero dunque diventare le serre sotto le quali la temperatura viene mantenuta al di sopra dello zero, per fare sciogliere il terreno, l’acqua, coltivarci piante e creare degli habitat più umani.

“L’aerogel di silice è un materiale promettente perché è passivo” sottolinea Laura Kerber, ricercatrice al Jet Propulsion Laboratory della Nasa”. Infatti “non richiede grandi quantità di energia o la manutenzione di parti mobili per mantenere l’area calda per un lungo periodo di tempo”.

L’ispirazione viene dalla natura. Osservando le calotte di ghiaccio polari di Marte stesso. Sono formate da ghiaccio d’acqua e anidride carbonica congelata. La CO2 solida è traslucida, lascia passare radiazione, e la trattiene. In questo modo crea effetto serra fino a sciogliere il ghiaccio sottostante in estate. Lo si è notato analizzando i punti scuri fotografati dalle sonde proprio ai poli. “Abbiamo iniziato a pensare a questo gas serra allo stato solido e a come potrebbe essere impiegato per creare ambienti abitabili su Marte nel futuro” spiega Robin Wordsworth, Associate Professor di scienze ambientali e ingegneria ad Harvard. “Abbiamo pensato a quale materiale potrebbe minimizzare la conduttività termica e allo stesso tempo far passare quanta più luce possibile”.

La scelta è ricaduta sull’aerogel, uno dei materiali più isolanti mai creati e testati più volte. Usato in una svariata quantità di settori, anche sui rover già spediti su Marte dalla Nasa. Ma come sempre accade quando si parla di Marte, le cose non sono così semplici. L’aerogel è leggerissimo, ma va trasportato fin lassù o prodotto in loco, con tecnologie ancora da progettare. Inoltre è fragile e tocca pensare ad un sistema per far sì che possa resistere a pressioni adatte all’uomo. Infine, bisognerà avere molta pazienza. Secondo un modello climatico, spiega la Nasa, ci vorranno almeno due anni marziani (4 terrestri) per produrre una regione permanente con acqua liquida.

Redazione

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