Videogiochi valido aiuto nella crescita dei ragazzi
Videogiochi valido aiuto nella crescita dei ragazzi a condizione che siano usati per bene. E’ la teoria di Jordan Shapiro, uno dei massimi esperti di competenze digitali e tecnologia nell’istruzione. Questi dispositivi elettronici, secondo l’esperto, stanno diventando il principale genere narrativo del nostro secolo. I videogame “sono le nuove fiabe, la nuova mitologia”, si legge nel suo libro Il metodo per crescere i bambini in un mondo digitale (Newton Compton).
Un nuovo modo di raccontare storie. Un format che arriva facilmente ai più piccoli, e che funziona bene. “I videogiochi sono persuasivi, raccontano storie, comunicano idee, catalizzano le emozioni, sono catartici – spiega Shapiro che su questi temi ha tenuto per anni una rubrica sula rivista Forbes – . Questo non vuol dire necessariamente che i videogame sostituiranno le altre forme narrative. Dopo tutto, il cinema non ha eliminato i romanzi, la prosa non ha eliminato la poesia, la poesia non ha eliminato il teatro. Ogni forma di narrazione è unica e ognuna offre un diverso insieme di contributi all’esperienza intellettuale umana”.
E per chi pensa che i videogame siano una semplice esperienza di intrattenimento, fine a sé stessa, fatta di contenuti frivoli, l’esperto risponde che tutto ciò “non significa che i videogiochi non abbiano alcun impatto positivo. Per capire cosa intendo, basti pensare ai romanzi gialli o a quelli erotici, anch’essi caratterizzati per lo più da contenuti di intrattenimento e fuga. L’aspetto importante su cui riflettere, però, è che ogni lettura può contribuire a migliorare le nostre capacità intellettive: leggendo il modo in cui gli scrittori esperti formulano le frasi, costruiamo il nostro vocabolario e rafforziamo la nostra capacità di organizzare, articolare e comunicare i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre esperienze psicologiche. Allo stesso modo i videogiochi possono esserci d’aiuto, offrendoci lo stesso tipo di allenamento mentale, ma mediante mezzi diversi”.
Un altro punto a favore dei dispositivi tecnologici sul quale riflette Shapiro riguarda la loro utilità nello sviluppo psicologico dei bambini: “Oggi gli smartphone e le altre tecnologie digitali sono talmente invischiati alla nostra esperienza vissuta – spiega l’esperto – da non poter non essere presi in considerazione quando pensiamo al modo in cui una persona impara a risolvere la dissonanza intrinseca tra esperienza interna ed esterna”.
Il cellulare, ad esempio, non è solo un oggetto casuale: piuttosto gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo psicologico e nella formazione dell’identità del bambino. “Per questo motivo – continua Shapiro – i genitori non dovrebbero vedere i dispositivi tecnologici come qualcosa a cui i figli sono ‘esposti’, domandandosi quanto tempo sia giusto o meno stare davanti allo schermo, come se la tecnologia digitale potesse essere tossica. Si dovrebbe invece provare a pensare a questi dispostivi come parte del contesto del bambino, parte della sua realtà, come a un altro luogo in cui il bambino deve sviluppare maturità etica, benessere emotivo, rigore intellettuale, autonomia e dignità”.
Senza contare i benefici che può sperimentare il bambino quando la mamma o il papà gioca insieme a lui ai videogame, quando genitori e figli usano la tecnologia insieme, o quando ci si interessa del loro mondo ludico: “I bambini – continua l’esperto – possono crescere meglio quando i loro genitori mediano attivamente nelle loro esperienze digitali, un discorso che vale anche per la televisione. Quando i genitori si siedono con i loro figli e parlano di ciò che accade nello schermo, il bambino impara molte cose, impara ad esempio ad analizzare, interpretare, e a dare un senso al contenuto dei prodotti digitali”.
Il consiglio dell’esperto, insomma, è di chiedere ai propri figli dei loro giochi, e di provare a giocare insieme a loro, un approccio che aiuta i bambini a sviluppare sicurezza, autostima e benessere socio-emotivo. Un interesse che dimostra, come conclude Shapiro, “che prendete sul serio i loro rituali, che valorizzate le esperienze che formano la loro identità e li incoraggia a vivere bene la percezione di sé che stanno maturando”.