Salute

Emangioma infantile sottocutaneo: scopriamo di più

L’emangioma infantile sottocutaneo rappresenta uno dei più comuni tumori vascolari che dell’età neonatale e infantile. Si tratta di una patologia curabile, soprattutto se trattata tempestivamente e se monitorata con attenzione da un bravo pediatra.

Emangioma: le tipologie

L’emangioma nel bambino può essere di due tipi:

  • congenito;
  • infantile.

L’emangioma sottocutaneo congenito si sviluppa nell’embrione ed è presente e visibile sulla pelle del bambino già al momento della nascita. Questo tipo di emangioma può avere due cause, con due diverse evoluzioni:

  • essere associato ad un’altra patologia più seria e quindi è necessario intervenire;
  • essere involutivo, cioè sparire rapidamente durante i primi mesi di vita del piccolo.

L’emangioma sottocutaneo infantile, invece, non è presente alla nascita ma si forma in seguito, di solito attorno ai 4-6 mesi d’età. Naturalmente può accadere anche prima o dopo, ma l’età di insorgenza sembra attestarsi, nella stragrande maggioranza dei casi, in concomitanza con lo svezzamento. Molte neo-mamme, infatti, ricorrono al pediatra perché scambiano l’emangioma per una macchia da allergia e la associano ai nuovi cibi inseriti nel protocollo alimentare del piccolo.

Come riconoscere un emangioma sottocutaneo infantile

La diagnosi di emangioma sottocutaneo infantile è immediata e semplicissima perché lo si riconosce ad occhio nudo. L’emangioma sottocutaneo esordisce con una macchia chiara sulla pelle del bambino. Nelle settimane successive, questa lesione cambia velocemente di dimensioni e colore, diventando rossa purpurea, irregolare, sempre più grande e caratterizzata da capillari e venuzze in evidenza, violacei e irritati.

La maggior parte degli emangiomi sottocutanei infantili appare nella zona cervico-facciale, cioè su viso, collo o nuca oppure a livello dell’osso sacro. Possono, però, svilupparsi in qualsiasi zona del corpo e, in rari casi, anche sugli organi interni.

Cosa fare se si sospetta che il proprio bimbo abbia un emangioma

Una lesione in evidenza sulla pelle di un neonato o di un bambino, soprattutto se evolve e diventa più grande e irritata, merita sempre un consulto pediatrico tempestivo. Se il medico appurerà che si tratta, effettivamente, di emangioma cutaneo infantile, richiederà alcuni esami per escludere la possibilità che sia un sintomo collegato ad un’altra patologia. Ad esempio:

  • una RMN per controllare che la forma del cranio non abbia malformazioni, in caso di emangioma cervico-facciale, o che la spina dorsale non presenti anomalie, se l’emangioma è in zona sacrale;
  • un ecodoppler, un elettrocardiogramma o un’ecografia a colori per controllare che cuore e aorta siano sani;
  • a volte, esami del sangue specifici, per avere un quadro completo della situazione vascolare e scongiurare il pericolo di presenza di emangiomi interni o di patologie cardiovascolari latenti.

In realtà, queste eventualità sono estremamente rare. In un bambino sano, che cresce correttamente e non ha alcun sintomo che possa far sospettare patologie, l’emangioma viene semplicemente tenuto sottocontrollo. Infatti, nel 90% dei casi l’emangioma vive una fase di accrescimento, in cui la macchia si estende fino a diventare anche molto grande e poi si assesta. Finita la crescita, l’emangioma va in regressione, cioè resta immutato anche per 7-8 anni e poi inizia lentamente a riassorbirsi, per sparire del tutto durante l’età della scuola primaria.

Quando un emangioma va curato?

L’emangioma sottocutaneo infantile viene trattato solo in alcuni casi:

  • quando compare in una zona del corpo dove inibisce funzioni importanti (ad esempio sulla palpebra, sul labbro o al suo interno, in zona genitale);
  • quando sanguina, prude, si irrita o lede facilmente;
  • se il bimbo, arrivato all’età della pubertà, mostra disagio nell’avere una macchia visibile sul viso o in una parte del corpo esposta.

Le cure per guarire l’emangioma sottocutaneo infantile sono diverse e vengono scelte in base al singolo caso.

La scelta d’elezione è sempre l’approccio farmacologico, quindi utilizzando dei farmaci per un periodo di tempo che può andare dalle 4 alle 12 settimane.

Fino a poco tempo fa si usavano i cortisonici, soprattutto prednisone. Attualmente, grazie a una recente scoperta, si usa il PROPRANOLOLO 3.75mg/ml soluzione orale un betabloccante ipertensivo.

Solo in rarissimi casi, meno del 10%, è necessario l’intervento chirurgico con il laser o tradizionale.

Redazione

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