La dipendenza da videogame è stata riconosciuta come una patologia. Il gaming disorder è stato infatti inserito dall’Oms nel capitolo sulle patologie mentali dell’International Classification of Diseases. L’elenco delle malattie quindi include la dipendenza da gioco digitale che consiste in “una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita”.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità con i videogiochi infatti bisogna non esagerare. Sono più di 55 mila le malattie elencate nel documento che sarà disponibile anche in formato digitale. Nell’elenco delle malattie ci sono anche i disturbi della salute sessuale. E ora infatti c’è anche la dipendenza da videogame.
È bene non esagerare con le console e i caschetti per la Realtà Virtuale. E’ consigliato evitare di perdersi troppo a lungo nei meravigliosi mondi che i videogiochi sanno regalare. Sulla questione è infatti intervenuta Thalita Malagò, Direttore Generale di AESVI, l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani che fa parte dell’ISFE, l’Interactive Software Federation of Europe.
“Videogiochi di ogni genere, su qualsiasi dispositivo e piattaforma, vengono usati in modo sicuro e responsabile da più di 2 miliardi di persone a livello mondiale. Il loro valore educativo, terapeutico e ricreativo è ben documentato e ampiamente riconosciuto. Ci rammarichiamo, quindi, di dover constatare che la ‘dipendenza da videogiochi’ è ancora presente nell’ultima versione della classificazione ICD-11 dell’OMS. Ciò nonostante la significativa opposizione da parte della comunità medica e scientifica.
Le prove a favore della sua inclusione restano infatti molto contestate e non conclusive. Ci auguriamo che l’OMS decida di riconsiderare il volume crescente di dati a sua disposizione prima di proporre l’inclusione della ‘dipendenza da videogiochi’ nella versione finale della classificazione ICD-11. Dovrà essere approvata il prossimo anno. Il nostro settore e sostenitori di tutto il mondo continueranno a far sentire la propria voce in opposizione a questa decisione e a sollecitare l’OMS perché eviti di adottare misure che avrebbero conseguenze ingiustificate per i sistemi sanitari nazionali di tutto il mondo”.
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